1446, a difesa dell’ambiente vietato estrarre pietra sponga

L’abside di San Salvatore a Terni in una vecchia foto: evidente l’uso massiccio di pietra sponga

La decisione che il consiglio del libero Comune di Terni assunse Il 27 febbraio 1446 fu un provvedimento di difesa ambientale e protezione dei beni naturali tipici del territorio. l Quel giorno, infatti, si decise a bloccare l’eccessivo e indiscriminato utilizzo della pietra sponga, la quale veniva scavata e asportata per venderla a chi la utilizzava nelle nuove costruzioni anche in luoghi che si trovavano molto lontano dal territorio comunale di Terni.  “Gran copia di pietra sponga e quadrelli, per speculazione di commercio” era estratta e secondo il consiglio questo era un abuso molto grave, che privava il territorio di una delle sue caratteristiche.

Il cittadino consigliere Cirpriano Camporeali illustrò la gravità della situazione al consiglio che decretò il divieto assoluto dell’asportazione di pietra sponga. Il contravventore al divieto avrebbe dovuto pagare una multa di dieci ducati d’oro per ogni soma (un po’ più di cento chili) di pietre e quadrelli che sarebbero stati sequestrati insieme al mezzo utilizzato per trasportarli.

Come noto la pietra sponga è un tipo particolare di travertino che si presenta simile ad una spugna. Porosa, leggera e facile a tagliarsi essa è estremamente malleabile specie al momento dell’estrazione. Poi al contatto con l’aria assume solidità e resistenza pur mantenendo la leggerezza.

Fonte: Lodovico Silvestri,

“Collezione di memorie storiche

tratte dai protocolli

delle antiche riformanze

della città di Terni dal 1387 al 1816″.

Ristampa a cura di Ermanno Ciocca.

Terni 1977, Ed. Thyrus.

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