1450: il “Tyrus” simbolo di Terni, ma sui particolari c’è disaccordo

Il 12 gennaio 1450 è la data in cui fu “ufficializzato” il simbolo della città di Terni. Un simbolo che era già in uso, comunque, e che è confermato  in via indiretta nella decisione assunta nel corso della riunione di quel giorno del Governo cittadino.

Si doveva recepire il dettato di un’ordinanza proveniente dalla Chiesa di Roma, una indicazione più che altro utile a sveltire le pratiche e a rendere soleni alcuni atti rispetto ad altri: quando una lettera, o una richiesta o “memorie o altri scritti” erano indirizzati direttamente “alla Santtà del Pontefice regnante” o ai cardinali del suo entourage, il plico che conteneva lo scritto andava chiuseo con tre “suggelli distinti”. I tre che il Comune era solito usare. Uno di essi “ha il tiro, grosso serpe o drago, da due piedi, senz’ali, la coda ritorta, di color verde squammato in oro in campo rosso, col motto all’inteno “Tyrus et amnnis demonstrant signa Teramnis”.

In anni più recenti nacque anche una diatriba sulle esatte parole del motto, che ebbe per protagonista lo storico ternano Luigi Lanzi il quale propendeva verso un motto leggermente diverso  che in effetti, su sua iniziativa, compare oggi sul gonfalone cittadino: “Tyrus et amnis dederunt signa Teramnis”.

Degli altri due sigilli ufficiali del Municipio Ternano, uno rappresentava “Un angelo che con la destra mano innalza una croce” e l’altro un’aquila nera a rappresentare – sembra – le parti Guelfa e Ghibellina della città.

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