Terni 1515: commercio sotto controllo per evitare frodi e “promozioni” per attirare forestieri

Fifensori
Pierre Mortier, Pianta di Terni, 1663. Part. della zona di Porta San Giovannni. In azzurro la chiesa di S.Nicolao, in giallo la chiesa si S.Cleto, l’area destinata ail mercato

Nei primi mesi dell’anno 1515 il Municipio di Terni decise di mettere ordine nel sistema dei mercati cittadini stabilendo una serie di regole che consentissero, prima di tutto, un controllo dei prezzi praticati e impedissero le frodi. Per questo il 2 febbraiio 1515 il Consiglio dei Priori istituì una commissione di “Difensori dei mercati”, allo scopo di esercitare un’attività di controllo che assicurasse regolarità nei commerci. C’era uno statuto comunale da rispettare specialmente – in riferimento al commercio – nella parte che tutelava la buona fede dei contraenti. La commissione fu nominata scegliendo un cittadino ed un banderaro per ognuno dei sei rioni cittadini. Quattro dei dodici “Difensori dei mercati” mentre si teneva il mercato dovevano essere sempre presenti nella cappella della chiesa di San Nicolao fra le Porte, nella cui area adiacente si teneva il mercato cittadino principale. Dovevano essere costantemente e pronti ad intervenire su segnalazione dei colleghi cui era assegnato il compito di perlustrare le vie e la piazza dove più attivo era il mercato.

A quste norma si aggiunse, con decisione assunta  nella riunione del consiglio del 26 marzo, una  provvedimento con cui si assicurava che “I venienti al mercato fossero esenti da qualunque rappreseaglia” derivante da atti di esecuzione riguardanti persone e cose,salvo che non dovessero rispondere di un debito contratto in altro mercato o in quello di Terni. Fu ribadito l’obbligo secondo cui le mercai rimaste invendute, “vive o morte” dovevqno essere riportate via dai commercianti e non abbandinate.

Nell’ambito di una sorta di promozione del territorio – si direbbe oggi – fu stabilito che per i forestieri non fosse applicato dazio sulla vendita di bestiame. Nei mercati si vendevano non solo generi di consumo, granaglie e cereali, ma anche “animali bovini, suini, cavallini, capre e pecore”. Niente dazio anche per il compratore che quel bestiame portava via dalla città.

Esenzione da ogni balzello, infine, anche per vasellame, stoviglie e capi di abbigliamento acquistati per uso personale, mentre invece il dazio rimaneva per olio, vino, laterizi (coppi, tegole e mattoni).

Si ritenne necessario far sì che si osservassero le regole contenute nello statuto comunale per l’equità dei contratti al fine di tutelare la buona fede dei contraenti e di evitare frodi  e che nessuno avesse danno. Una commissione che venne subito nominata scegliendo un cittadino ed un banderaro per ognuno dei sei rioni cittadini. Quattro di essi mentre si teneva il mercato dovevano essere sempre presenti nella cappella mentre gli altri avevano il compito di perlustrare le vie e la piazza dove più attivo era il mercato.

Fonte: Lodovico Silvestri, Collezione di memorie storiche tratte dai protocolli delle antiche Riformanze della città di Terni dal 1378 al 1816. Ristampa a cura di Ermanno Ciocca, Terni 1977, Ed. Thyrus

/ 5
Grazie per aver votato!