1520, Terni e Collescipoli diventano acerrimi nemici

Il 23 aprile 1520 fu il giorno della rottura definitiva tra Terni e Collescipoli. Il giorno in cui divennero acerrimi nemici.

Non era mai corso buon sangue tra i due Comuni, ma da qualche tempo il rapporto era pacifico, quasi amicale. Al concludersi dell’anno 1519 era accaduto, però, che alcune famiglie collescipolane avevano chiesto la cittadinanza ternana, richiesta che fu accolta, ed estesa in perpetuo alla loro discendenza. Così erano diventati cittadini ternani Bastiano di Bartolomeo Nicoletta e i suoi nipoti, figli di suo fratello Francesco; Domenico di Berardo Stantella, Biagio Allegretti, Ugolino Ugolini e Terenzio di Renzo Saccardi. Insieme a loro, dopo qualche giorno, era stata conferita la cittadinanza ternana a Silvio di Ser Antonio Rizi; Giovanni Caroli, Paolo di Castello Stefanoni, Giacomo di Antonio Pacca, Profilo di Pietro Cimini, Morichonus di Antonio Di Tommaso, Giovanni di Liberato Valentini, Sebastiano Petroni, Menico di Bernardino Rubeis, Gregorio di Pietro Pacetti e altri in seguito. Per dieci anni a tutti i collescipolani divenuti ternani furono abbonate le tasse. Insomma, Terni stava facendo una vera e propria “campagna acquisti”.

Il problema diventava che Collescipoli perdeva le sue famiglie più facoltose con conseguente indebolimento del Comune in rapporto con quelli vicini di Terni e di Narni. Cosicché i collescipolani intervennero chiedendo l’annullamento di tutte le decisoni prese di recente e il rinnovo dei concordati in essere che secondo loro non erano affatto convenienti e ledevano i loro diritti. Per sostenere la loro richiesta cercarono e trovarono in questo l’appoggio del cardinale Colonna che inviò una lettera ai ternani sollecitandoli ad aderire alle richieste di Collescipoli.

Ma si trattò di un’ingerenza che provocò un forte risentimento da parte del Comune diTerni, il quale reagì. Aderì alla richiesta del cardinale ed annullò tutti i trattati in essere con Collescipoli, anche perché – si aggiungeva – “mai quella communità è stata ferma in uno propoito am che continuo ci ha manchato di fede”. Quindi annullati tutti gli atti di buona vicinanza se ne stabilirono altri, in maniera univoca nell’affermare il principio che “mo’ innanti se intenda levata via ogni unione, coniunctione, confederatione, amicitia et fratellanza con la terra di Collescipoli”. Non solo: si stabili che il territorio di Terni “non se intenda più communicato agli hommini de Collescipoli”. Da quel momento i collescipolani erano considerati stranieri e, visto che non accettavano l’amicizia, avrebbero avuto l’inimicizia di Terni.

La rottura fu completa e decisa, quindi. Una scelta che, in seguito, portò a continue diatribe e in alcuni casi a lotte sanguinose.

Fonte: Lodovico Silvestri, “Collezione di memorie storiche tratte dai protocolli delle antiche riformanze della città di Terni dal 1387 al 1816″. Ristampa a cura di Ermanno Ciocca. Terni 1977, Ed. Thyrus.

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