1598, Terni mattonate le strade del centro cittadino

Il 5 novembre 1598, a Terni si decise di farla finita: non appena cadeva una pioggia un po’ più abbondante del normale alcune strade del centro di Terni diventavano veri e propri acquitrini. Il consiglio cittadino stabilì che era necessario mattonarle. Per un tratto di strada s’era già stabilito di intervenire, poche centinaia di metri, da “l’arco de Licinio Paradiso sino a casa de Aurelio Fasiolo”. Qualcuno però nel consiglio di Credenza fece notare che quell’opera sarebbe stata inutile se non si fosse proceduto a mattonare anche l’altra strada, quella “donde vengono le scorse dell’acque che dalla strada verso Santa Lucia et da casa de Giuseppe Palazzo Liberotti e Giovan Basilio Nuccia donde viene la giara et terra che riempiono le fosse che ricevono le acque”. Insomma ad evitare allagamenti bisognava mattonare anche le strade vicine, che evidentemente avevano una certa pendenza verso quella via che interessava maggiormente a Licinio Paradiso (poi Paradisi) e Aurelio Fasiolo (o de Fatiolo). L’acqua scorrendo portava la breccia (giara) e terra che andavano a chiudere le chiaviche (le fosse) che dovevano ricevere l’acqua.

1598
La zona interessata alla mattonatura delle strade. Al centro il convento di Santa Lucia Pianta di Terni di P.Mortier- Part.

In effetti il Consiglio di Credenza stabilì che quella era  una buona cosa, ma chiese anche che “chi presiede alla municipale azienda” a difesa dei pubblici diritti, si accertasse con precisione di quale località si trattasse quella denominata come Arco di Licinio Paradisi, “per farne sensato raffronto con lo stato attuale”. Perché nel 1598, pur se c’era di mezzo qualcuno dei signorotti ternani, le casse pubbliche erano, in ogni modo, sempre da tutelare.

 

Fonte: Lodovico Silvestri,“Collezione 
di memorie storiche tratte
dai protocolli delle antiche riformanze 
della città di Terni dal 1387 al 1816". 
Ristampa a cura di Ermanno Ciocca. 
Terni 1977, Ed. Thyrus.
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