1651, il Municipio di Terni: “I predicatori li scegliamo noi, sennò non li paghiamo”

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I predicatori andavano scelti dal Municipio di Terni: era questo un diritto esclusivo che derivava anche dal fatto che era lo stesso Municipio a far fronte alla retribuzione dei predicatori. Quando, il 4 marzo 1651, l’assemblea cittadina si riunì per definire la nomina del predicatore di San Francesco, ma quando si trovò davanti un pio fratello che non era lo steso indicato dal Comune ci si risentì non poco.

Per la chiesa di San Francesco si era indicato Padre Nardelli, che però si ammalò ancor prima di essere nominato per cui il padre Generale dell’Ordine dei predicatori scelse un altro al suo posto, senza avvisare il Magistrato di Terni (il sindaco diremmo oggi) e avvertendo solo il vescovo, il cardinale Rapaccioli, raccomandandogli protezione per lui presso il Municipio ternano.

Il consiglio cittadino, sottolineando con vigore quella che considerava una mancanza dir rispetto, accolse comunque il predicatore inviato solo in “special riverenza dell’esimio vescovo” aggiungendo che la cosa era concessa al Padre Generale “per questa sola volta, et ex grazia liberale si darà l’elemonisa al Predicatore”. Si fossero presentate in seguito circostanze simili “rimarrà sempre nella liberta del Municipio – si specificava – di dare o non dare l’elemosina”.

Fonte: Lodovico Silvestri, Collezione di memorie storiche tratte dai protocolli delle antiche Riformanze della città di Terni dal 1378 al 1816. Ristampa a cura di Ermanno Ciocca, Terni 1977, Ed. Thyrus

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