Il 1. Dicembre 1663 si affrontò la questione nel consiglio cittadino, per definirla. Al Magistrato di Terni erao state prospettate tre possibilità da parte del Capitolo: mettere il banco a lui riservato in dritta fila alla sinistra del trono del Vescovo, mentre i canonici sarebbero stati sul banco di destra; porre il banco sulla sinistra volto verso l’altar maggiore e davanti al banco delle donne; oppure collocare il banco a destra, ma dietro quello dei canonici. Il consiglio cittadino, chiamato a scegliere, osservava che la terza soluzione non era da favorirsi perché il Magistrato non avrebbe potuto vedere in faccia l’officiante; per il secondo progetto la difficoltà dipendeva dal fatto che il Magistrato avrebbe dovuto voltare le spalle alle donne e ciò era considerato un’indecenza, a meno che non si fosse spostato il banco riservato alle fedeli. Non rimaneva quindi che la prima proposta, l’unica praticabile. E così si stabilì. Da parte del consiglio soltanto, però. Perché il Capitolo continuò a fare orecchie da mercante e rinviò la faccenda a babbo morto. O sine die, per restare in tema.
Fonte: Lodovico Silvestri, “Collezione di memorie storiche tratte dai protocolli
delle antiche riformanze della città di Terni
dal 1387 al 1816″. Ristampa a cura di Ermanno Ciocca. Terni 1977, Ed. Thyrus.