1663, il sindaco di Terni pretende dal vescovo il rispetto della sua autorità

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Un qualche accomodamento alla diatriba si trovò il giorno di Ferragosto del 1663. Ma i rapporti tra il Magistrato di Terni (oggi sarebbe il sindaco) ed il vescovo restarono tesi ed affatto cordiali. Ovvero: quando il Comune di Terni pretendeva il rispetto della propria autorità.

Fu il vescovo ad innescare la lite ai primi di maggio di quell’anno. Quando, in concordia col Capitolo diocesano informarono di ritenere esagerati gli onori e le preminenze che il Magistrato esigeva quando si recava nella chiesa cattedrale erano esagerati. Ragion per cui venivano soppressi  La Chiesa era da considerarsi l’istituzione predominante, in quella sede, ed il Magistrato del Comune doveva stare al posto suo.

La questione arrivò subito all’esame della Congregazione delle Liti, istituzione comunale la quale decretò che il Magistrato, “pel pubblico decoro” non dovesse più recarsi in cattedrale fino a quando non fosse stato assicurato “di essere pienamente restituito negli antichi suoi diritti ed onorificenze”.

Dall’altra parte la questione fu posta presso la sacra Congregazione dei Riti, la quale confermava la posizione assunta dal Capitolo e dal vescovo.

Ai primi di agosto, il cardinale Cesare Facchinetti, membro autorevole della Chiesa Romana, vescovo di Spoleto di passaggio a Terni propose di farsi mediatore. Ma il Magistrato, informato del desiderio dell’alto prelato, rispose che, nonostante la stima ed il rispetto non poteva dare una risposta se prima non avesse sottoposto la faccenda al parere del consiglio cittadino.

Il consiglio approvò e delegò il cardinale Facchinetti per definire la querelle in modo – sottolineava l’assemblea – che “si sperava conforme alla giustizia”.

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Il cardinale Facchinetti

Facchinettti, qualificatosi come delegato della sacra Congregazione de’ Riti pensò di risolvere tutto in quattro e quattr’otto con un proprio decreto. Che in effetti emise il 14 agosto stabilendo di dare ad esso esecuzione il giorno successivo, Ferragosto. Quel giorno sarebbe intervenuto alla celebrazione dell’Assunta in cattedrale ed avrebbe portato con sé il Magistrato di Terni.

Il Magistrato, “invitato” dal cardinale aderì all’invito, ma nn di buon grado. Tanto che emise una nota ufficiale di protesta in cui si affermava di considerare il decreto di Facchinetti troppo sbilanciato dalla parte del clero che ne risultava favorito. Aggiungeva quindi che “accedeva alla cattedrale per solo rispetto del gentile invito dell’Eminenza sua, non mai con animo di pregiudicare ai diritti ed alle prerogative che competevano e competono – scrisse nell’atto di protesta -alla propria autorevole rappresentanza pubblica”. Anzi affermando l’intenzione “di mantenere e conservare incolumi cotesti diritti… per sé i i suoi successori in perpetuo”. Quindi aggiunse di“voler cioè stabilito lo scanno per sedere a predica a destra del Trono di Monsignor Vescovo e di essere incensato contemporaneamente ai signori canonici, come in antico quando assisteva in forma pubblica alli Pontificali e Messa solenne e ad altri divini offici”.

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