1803, trattative Comune-Confraternita di S.Nicandro per fornire acqua all’ospedale

Il 27 settembre 1803 l’Ospedale degli infermi avanzò richiesta al Municipio di Terni circa la fornitura di un’oncia d’acqua da immettere in una fontana che sarebbe stata costruita all’interno del fabbricato sede del ricovero. Questo si trovava ancora nell’antico locale di Sant’Antonio, laddove fu la primissima sede dell’ospedale di Terni, tra l’odierna via Roma e la via Tre Colonne. Evidente la necessità in un luogo di cura dove le misure igieniche lasciavano a desiderare.

Il canone fissato per quella fornitura era generalmente di tre scudi annui, ma la Confraternita di San Nicandro, che sovrintendeva all’ospedale degli infermi, aveva trovato ridurre la spesa quasi della metà.

Nel muro di cinta di Sant’Antonio era stato messo in opera, nel 1792, un tubo di sfiato della conduttura della fontana di piazza del Duomo con la promessa di un compenso di 80 baiocchi, che il Comune avrebbe versato annualmente. Per di più, l’Ospedale vantava un canone annuo da parte del conte Manassei al quale aveva consentito di far passare su un fondo che l’Ospedale aveva a Boccaporco, la conduttura che portava acqua alla fontana di piazza del Mercato la quale, nata come privata, era poi diventata di proprietà comunale. Il Comune, assumendo gli oneri del conte Manassei doveva consegnare all’Ospedale una libbra di cera lavorata l’anno, il cui valore era di 40 baiocchi. Che, per la verità, mai furono versati all’Ospedale.

Per questo la Confraternita di San Nicandro, fatti i dovuti calcoli, s’era detta impegnata a versare al Comune 1,80 scudi come canone annuo per l’acqua da usare nella propria fontana. Ci si mise d’accordo su questa cifra col beneplacito della Congregazione delle Liti. L’amministrazione cittadina dette il proprio assenso alla richiesta ricevuta.

Passarono comunque cinque anni, prima che la fontana dell’ospedale, nel 1808, entrasse in funzione.

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