1888: la Gruber salva Lanificio Biellese in crisi per un caso di “bancallegra”

Gruber

Il 22 dicembre 1888, a Biella compirono un’operazione che li rese soddisfatti. O almeno così fu per gli azionisti del Lanificio Sociale Biellese, impresa in forte difficoltà a causa di quello che oggi sarebbe chiamato uno “scandalo bancario”.

La soluzione fu trovata nel Lanificio Gruber di Terni, con cui si propose di fondersi in una impresa più consistente.

All’assemblea degli azionisti del Lanificio Sociale parteciparono praticamente tutti coloro che avevano diritto ad essere pronti e ad esprimere il voto sulla proposta del presidente cavalier Stallo. Si era chiamati a decretare la fine del Lanificio Sociale e la nascita di una nuova società anonima che nasceva dalla fusione con la Gruber.

La proposta avanzata all’assemblea  dal presidente Stallo fu approvata all’unanimità dai possessori di tremila azioni del vecchio Lanificio Sociale che rischiavano di diventare carta straccia. Prima fra tutte a tirare un grosso sospiro di sollievo fu la Banca Popolare di Biella (presieduta, guarda caso, dallo stesso  cavalier Stallo) che aveva in portafoglio quasi un terzo del capitale sociale del lanificio finito praticamente a causa di una crisi riflessa e che derivava proprio dalla gestione della banca che s’era avventurata nel concedere un “soverchio fido alla ditta Ubertelli” la quale però era malauguratamente fallita.

La nuova società nata dall’accordo tra la Gruber e il lanificio Sociale Biellese prese il nome di Lanificio Italiano e cominciò subito ad operare aviando la costruzione di un nuovo impianto industriale nel biellese.

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