1914: atto di prepotenza della “Terni” per risparmiare 12 lire sulla paga di cento operai

"Terni" altoforno

Gli operai protestano? La direzione della “Terni” risponde con una “mini-serrata”. Erano gli operai del forno 5 delle acciaierie, un centinaio sui due turni di lavoro (di dodici ore ciascuno), che il 13 novembre 1914 si sentirono dire che di loro non c’era bisogno perché il forno 5 era stato chiuso.

La protesta era nata dal fatto che mentre tutti gli altri forni venivano caricati con l’impiego di macchinari, il solo forno 5 era alimentato esclusivamente a mano: i lavoratori chiedevano che anche loro potessero utilizzare macchinari o che, in caso contrario, il lavoro maggiormente disagiato fosse bilanciato con il riconoscimento di una maggiorazione sulla paga oraria. Si trattava di cosa se si pensa che la società, accogliendo le loro richieste avrebbe speso 12 lire al giorno di più, un cifra risibile.

La vertenza si trascinava da quattro mesi, fino a che non ci fu la presa di posizione della direzione cui si rispose con uno sciopero per tutto il reparto dei forni fusori. Gli operai erano disposti a trattare, mentre l’azienda rimaneva ferma nel proprio rifiuto.

Ci fu proprio quel giorno 13 novembre, un comizio di protesta cui – riferiva L’Avanti! – “sono interventi circa duemila operai. Hanno parlato Riccardo Sacconi, segretario della Camera del Lavoro, e il compagno Urbinati, il quale ha portato l’adesione ed il saluto del Partito socialista e della Turbina che difese sempre il diritto operaio contro la prepotenza della Terni”.

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