1924: la “Terni” toglie cinque lire dalla paga

operai acciaierie Terni
Operai della Terni in una foto dei primi anni del Novecento

 

Il 1924 fu un anno di conflittualità costante in tutta Italia. Le proteste contro il carovita si susseguirono. L’espansione industriale veniva pagata cara dagli operai che avevano visto assottigliarsi di quasi il venti per cento il potere di acquisto dei loro salari rispetto a soli tre anni prima, il 1921. Così quando ad aprile del 1924 la direzione della “Terni” annunciò che per quella quindicina sarebbero state trattenute 5 lire di paga ad ogni lavoratore, la protesta fu veemente. La direzione non aveva fatto oltre che ottemperare alla richiesta della Corporazione ternana dei sindacati metallurgici, la quale aveva stabilito che ogni lavoratore  versasse appunto – cinque lire quale “contributo volontario alla Corporazione”. Il calcolo era presto fatto: cinque lire per circa tremila, quanti erano gli operai, e nella cassa del sindacato sarebbero arrivate quindicimila lire che, all’epoca, non erano una cosetta da buttar via: tanto per regolarsi le prime Moto Guzzi costavano un po’ più di ottomila lire mentre il tipo meno costoso delle Fiat stava intorno alle ventimila. La protesta fu alta ed alla fine si ottenne che il contributo fosse davvero e soltanto volontario anche se, sui quotidiani dell’epoca, si riferisce di qualche azione di “convincimento”, messa in campo da alcuni esponenti del sindacato corporativo.
In un momento come quello, in cui ogni giorno le difficoltà economiche crescevano per un continuo e generalizzato aumento dei prezzi al consumo, pioveva sul bagnato e divennero manifeste le accuse da parte dei cittadini nei confronti del’amministrazione fascista. E si digrignavano i denti per “l’ingordigia dei commercianti” individuati anch’essi come responsabili di una situazione che nasceva, in verità, ben più lontano. Oltretutto, negli stessi giorni,
era stato annunciato un aumento di dieci centesimi del prezzo del pane che passava da una lira e 15 ad uno e 25 e che si sapeva già sarebbe stato seguito da un ulteriore aumento nel mese di maggio. “Di questo passo chissà dove si andrà a finire”, commentava l’anonimo corrispondente ternano.

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