A Moiano la “Casa” dei contadini e braccianti

Moiano
La “Casa dei Socialisti”, a Moiano, nacque anche grazie all’aiuto tangibile di due fratelli moianesi emigrati a Roma a fare i muratori. Dopo qualche tempo avevano messo su un’impresetta: si chiamavano Marchini. Fu col loro contributo che la casupola disabitata presa originariamente in affitto fu poi acquistata e ristrutturata. L’inaugurazione fu in pompa magna nel settembre del 1913. La direzione del Psi inviò da Roma Angelica Balabanoff, emigrata russa, grandissima amica di Anna Kuliscioff compagna di Augusto Turati. L’avvenimento era importante: nasceva quella che è quasi sicuramente la prima “Casa del Popolo” (poi fu chiamata così) in Umbria e fra le prime in Italia.
La sezione socialista di Moiano era una delle più attive in Umbria: l’avevano fondata, nel 1900, Benito Sacco e un altro Marchini, Alessandro, che era il capo della Lega dei braccianti e dei contadini, il padre di Alfio ed Alvaro, divenuti nei decenni successivi, una potenza economica nella capitale. Gli iscritti, inizialmente, erano solo una dozzina; man mano però crebbero, al punto che non fu secondario il ruolo della sezione di Moiano nel portare i socialisti a vincere le elezioni e assumere la guida del Comune di Città della Pieve. Poi arrivò il fascismo e l’assalto alla Casa dei Socialisti, non poteva certo mancare. Si tenne, anzi, in due successive ondate. La prima, il 10 aprile 1921: le camicie nere devastarono la Casa, ma poi dovettero fare i conti con un gruppo di operai che li attese sulla strada del ritorno prendendoli a schioppettate e ferendone diversi. Il raid fu ripetuto una settimana dopo quando da Perugia si mosse la “Disperatissima”. Cinque camion carichi di gente armata e disposta a tutto. E lo dimostrò: la Casa dei Socialisti fu bruciata, a Città della Pieve fu ucciso un operaio e un giovane socialista fu gravemente ferito.
Nonostante tutto a Moiano l’attività politica dei socialisti e dei comunisti (nel frattempo c’era stato, come noto, il congresso di Livorno) continuò serrata seppure nella clandestinità. La Casa era stata però “espropriata”, nel senso che vi si era insediato il Fascio che, fatte sparire le scritte socialiste e la bandiera rossa, la “arricchì” di aquile imperiali e fasci littori. Tutto fu ovviamente scalpellato dopo il 25 luglio del ’43 e non fecero in tempo i seguaci della Repubblica di Salò che la occuparono dopo l’8 settembre a ricostruire le loro insegne. Nella zona del Trasimeno era nata la brigata partigiana Risorgimento, guidata da “Luca”, al secolo Alfio Marchini e da “Sole”, nome di battaglia di Solismo Sacco, il figlio del fondatore della sezione socialista di Moiano.
Finita la guerra, la Casa restò in possesso della sezione del Pci e fu “centro vivo” delle lotte contadine e bracciantili Nel 1963 si decise di “rifondarla”. A posare la prima pietra della ricostruzione intervenne Palmiro Togliatti ed a lui fu intitolata la Casa del Popolo quando, un anno dopo, il segretario del Pci scomparve. Simbolo di attività politica, fu colpita da un attentato dinamitardo nel 1974: un chilo e mezzo di tritolo la distrusse nella notte tra il 22 ed il 23 giugno di quell’anno. Fu ricostruita in due mesi. Enrico Berlinguer aveva annunciato la sua presenza all’inaugurazione, ma un’indisposizione lo tenne a casa. Al suo posto arrivò Luigi Longo.
Moiano rimase centro vivissimo di elaborazione e lotta politica, anche delle sue estremizzazioni: in zona si tenne nel 1979 (l’anno dopo il rapimento Moro) la riunione della direzione strategica delle Brigate Rosse; lì, nel 1982, furono arrestati giovani del posto che militavano nelle Br e che furono trovati in possesso di armi e di un volantino di rivendicazione del rapimento del vicecapo della Digos di Roma.
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A Moiano la “Casa” dei contadini e braccianti

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