Alfredo Innocenzi, un artista dimenticato

Alfredo Innocenzi e Aletta Artioli all’inaugurazione del salone di bellezza in via Primo Maggio

Agli albori degli anni Sessanta,

quando anche una città come Terni sentiva gli effetti del boom economico italiano, alla metà di via Primo Maggio, proprio dirimpetto alle scuole “Santa Caterina”, c’era uno di quei negozi di lusso che stavano nascendo soprattutto nelle grandi città: abbigliamento e salone di bellezza. Due piani, uno dei quali era un grande salotto, dedicato alla prova e alla “sfilata” degli abiti. Un locale à la page. “Aletta”, era l’insegna. Elegante. Aletta era il nome di battesimo della titolare, Aletta Artioli. Lì, in quel salotto, proprio al centro, la statua slanciata di una donna, una Venere. Il basamento formato da due coni soprapposti, a richiamare esplicitamente una clessidra. La bellezza che vince il passare del tempo.

Frutto dell’arte di Alfredo Innocenzi, quell’opera. Ora – recuperata – accoglie il visitatore alla mostra che Terni dedica ad un suo artista scomparso, oltre trent’anni fa, allestita presso il Museo Diocesano (fino al 5 febbraio).

Un artista quasi dimenticato e non conosciuto dai più. Anche tra i ternani i quali invece ce l’hanno spesso, inconsapevoli, davanti agli occhi. Perché innumerevoli sono gli interventi di Innocenzi in pannelli murali scolpiti e collocati, specie nel decennio tra il 1960 ed il 1970, in praticamente tutte le strutture abitative realizzate dall’impresa Taddei, e non solo: decorazioni scultoree che andarono ad arricchire l’ingresso dei palazzi, ma anche l’interno delle abitazioni e che in qualche deprecabile caso sono state scalpellate per essere sostituite da più “moderne” piastrelle.

Decorazioni, ma anche statue e – tra le opere più popolari di Alfredo Innocenzi – il ritratto in bronzo di Libero Liberati realizzato per la lapide commemorativa posta in coincidenza della curva che fu fatale al campione ternano di motociclismo. Suo è anche il monumento funebre del “Ternano Volante”.

Dal giorno della scomparsa, avvenuta all’improvviso  nel 1974 mentre allestiva una mostra personale vicino Brescia,  Alfredo Innocenzi “è – come sottolinea Domenico Cialfi curatore della mostra insieme a Marco Grilli – sostanzialmente assente dal sistema espositivo locale e nazionale, scomparso dalle pagine della critica e naturalmente dalle quotazioni di mercato”.

Ed allora: chi era Alfredo Innocenzi? Scultore, pittore, ma anche architetto e design. Nacque a Terni il 7 ottobre 1909, e sin da ragazzo dette sfogo al proprio istinto che lo portava verso il disegno e l’arte. Non c’erano scuole artistiche, però, a Terni ed il giovane Alfredo s’iscrisse al corso per “falegnami ebanisti” in quella che allora era la “Scuola industriale”, ma che era nata come “Scuola di arti e mestieri”. Allievo dello scultore Tommaso Illuminati, formò la propria attitudine specifica per questo tipo di espressione. Seguì in seguito i corsi del Museo Artistico a Roma. Qui venne a contatto con l’allora nascente “Futurismo”, di cui divenne assertore convinto.

A porre un freno allo sviluppo armonico della sua produzione furono le vicissitudini umane che lo spinsero ad arruolarsi volontario per la guerra d’Africa, nel 1935. Fu l’inizio di un lungo periodo di lontananza da Terni, la sua città e nel contempo entità che esercitava su Innocenzi una forte attrazione artistica. Per il dinamismo e il veloce sviluppo che essa registrò tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta. La lontananza, a parte una breve pausa nel ‘38, finì nel 1947. Quando, liberato dal campo di prigionia inglese, Innocenzi tornò in una Terni devastata dalla guerra. L’humus non era certo favorevole all’arte. E’ il periodo in cui, pressato anche da esigenze concrete, supera in parte il Futurismo affiancandogli espressioni più “tradizionali”. Ma il Futurismo di Innocenzi resta vivo in tante opere dell’anteguerra, nei disegni dei progetti architettonici, in arredamenti d’interni, in statue e bozzetti. E in quella scultura celebrativa di Libero Liberati: un volto sereno esaltato dalla velocità tratto “speciale” del futurismo.

®Riproduzione riservata

Le fotografie sono tratte dal catalogo della Mostra
"Invenzioni di forme e deformazioni. Dagli esempi 
futuristi degli anni '30 alla ricostruzione della città
di Terni- Alfredo Innocenzi". A cura di Domenico Cialfi.

/ 5
Grazie per aver votato!