Castel dell’Isola distrutto dai Narnesi e il muro del “mistero”

Il “Muraccio”

TERNI MIA

di LORENZO MANNI

mANNI

Andammo con mio padre nella zona di Pantano, al confine del comune di Narni, in bicicletta e vicino ad un piccolo lago mi indicò il “Muraccio di Sant’Angelo”. Mi raccontò storie di conventi, cimiteri e tesori nascosti che aveva sentito in merito a quel posto e di un suo amico calzolaio che aveva anche scavato in quei pressi, ma che non aveva trovato nulla. Anzi, scavando di notte, si era impaurito per il sopravvenire improvviso di un forte vento e nell’udire voci urlanti, fuggì senza più riprovarci.

Un pezzo di muro, antico quanto si vuole, ma sempre d’un pezzo di muro si tratta. Ma quanti misteri! Quasi d’obbligo cercare di soddisfare la curiosità e cercare di saperne di più della storia di quelle pietre.

In una nota del suo libro “Terni Medievale” , Edoardo d’Angelo riferisce: “Il Castello dell’Isola era un castello nella Conca ternana, dirimpetto a Collescipoli, 3 chilometri da Terni, sulla riva destra del Nera, dalle parti di Santa Maria di Magale.

Nell’anno 1143 i Narnesi, imperanti nella conca, acquisirono le proprietà di alcuni signorotti confinanti impadronendosi di Collescipoli, Perticara e Castel dell’Isola. Le divergenze e le guerre fra Ternani e Narnesi erano all’ordine del giorno, ma nel 1174 Cristiano di Magonza prova a mettere le paci e tra le condizioni poste il Castello dell’Isola fu appannaggio dei narnesi. Ma la pace non durò a lungo. Negli anni 1240 e 1241 Federico II , a cui i Ternani si erano alleati grazie alla famiglia ghibellina dei Camporeali, compì un durissimo intervento militare contro le rocche montane e non che circondavano Terni, fra cui il Castello sul Nera. Fu per l’azione di Bertoldo di Urslingen che vennero saccheggiati ed incendiati Collescipoli, Rocca Carlea , Perticara e abbattuto Castel dell’Isola che apparteneva ai conti Arnolfi, ramo Rapizzoni, i quali lo abitarono per qualche tempo. L’assalto al castello fu terribile e lungo; alla difesa delle mura accorsero anche donne e ragazzi, componenti delle 24 famiglie abitanti nel Castello. Dopo la sconfitta e i sopravvissuti sfollarono per la maggior parte verso la zona di Collescipoli.

Federico II concesse a Terni di fregiarsi dell’aquila sveva per la tenacia dimostrata contro il Castello dell’Isola, che fu distrutto e incendiato, come riferisce Francesco Angeloni nella “Storia di Terni”.

Nel 1252, dopo la morte di Federico II (1250) le controversie fra la ghibellina Terni e la guelfa Narni continuano con nuovo vigore. L’imperatore Corrado IV, figlio e successore di Federico II non si interessava di questioni “locali”, al contrario di Papa Innocenzo IV che tentò di dirimere le questioni tra le due città confinanti, con un occhio di riguardo per Narni e l’intenzione del giusto castigo della Terni Ghibellina. Per fare da paciere Innocenzo IV scelse il Cardinale Stefano di Santa Maria in Trastevere, il quale rispetto pienamente il mandato del papa e concesse ai Narnesi di riedificare il castello di Perticara, Rocca Carlea e il Castello dell’Isola, condannando i Ternani a pagare un’ammenda di diecimila lire senesi. L’autorizzazione del Papa per la ricostruzione del Castello dell’Isola fu concessa il 7 luglio 1252 e fu seguita dall’ordine ai profughi di tornare ad abitarvi.

La fortezza di Castel dell’Isola non fu però ricostruita e quel muro ancor oggi esistente – secondo Rossi Elia Passavanti – non sarebbe del castello ma probabilmente di un monastero bendettino che sorgeva nei pressi denominato Sant’Angelo all’Isola.

E questo è il rudere che rimasto che è sulla riva sinistra del Nera, e non sulla destra come descritto dall’Angeloni. Nel frattempo, però, il corso del fiume in quella zona è mutato. Il rudere ha una lunghezza di quasi 6 metri ed una altezza di 5, è realizzato in pietra sponga ed il piano di calpestio doveva essere almeno di un metro sopra l’attuale livello del terreno.

Tra le famiglie superstiti alla distruzione del castello e sfollate a Collescipoli c’era quella del Beato Giacomo Rapaccioli, nato nel 1349, Il Beato Giacomo a circa 16 anni entrò nell’Ordine dei Serviti, succesivamente fu nel convento di Siena dove prese il nome di fra’ Benincasa. Per la sua capacità oratoria e preparazione teologica fu inviato dal papa in Boemia per predicare contro gli Hussiti, movimento dissidente. Fu però ben presto arrestato. Riuscì a fuggire della prigione e predicò, insieme al suo compagno di fuga Pietro Malvezzi, in Boemia, Polonia, Ungheria e presso i Tartari i quali martirizzarono entrambi il 4 settembre del 1415.

Un discendente della famiglia collescipolana fu Francesco Angelo Rapaccioli (1605 – 1657) che divenne Cardinale e fu vescovo di Terni..

 

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