Italo Ciaurro, nato a Terni è poi vissuto a Perugia, città che considerò la sua seconda “patria”. E’ stato uno dei Ciaurro che a Terni hanno lasciato un segno: gli altri due furono il fratello, Ilario, artista riconosciuto ed esponente di primo piano della cultura cittadina, e Gian Franco, il figlio di Italo, sindaco negli anni Novanta del Novecento.
Nel 1961 si celebrò il centenario dell’Unita d’Italia. Italo Ciaurro giudicò che era ora di mettersi al lavoro. La scrittura, la storia locale, erano le sue passioni. Era gia un uomo maturo. Nato il 3 novembre 1887, studiò alla Scuola Normale di Perugia, vivaio di pedagogisti divenuti famosi. L’insegnamento fu la sua prima occupazione. Fino al 1928, quando abbracciò il giornalismo. Aveva gia pubblicato alcuni libri per ragazzi e testi scolastici. Cominciò con “Il Piccolo” e “La Tribuna”, fu poi direttore della rivista “Latina Gens”. Nel 1940 la casa di Terni, in via Aulo Pompeo (dove la famiglia s’era trasferita da via Roma), vicino alla stazione ferroviaria, fu distrutta dai bombardieri alleati.
Per ricominciare, si trasferì a Perugia, giornalista al “Nuovo Corriere”, “Il Giornale d’Italia”, il “Corriere della sera”. Nel 1963 l’editore Cappelli pubblicò il libro “della riscossa”: un titolo e sottotitolo epliciti “L’Umbria e il Risorgimento– Contributo dato dagli umbri all’Unita d’Italia”. Piu di trecento pagine, piene di notizie e di documenti che Italo Ciaurro aveva scovato grazie a pazienti indagini negli archivi, ma anche nei luoghi che furono teatro degli avvenimenti. “L’autore non ha avuto nessuna pretesa di fare opera organica integrale – scriveva del libro di Ciaurro, lo storico Luigi Salvatorelli -. Le sue esposizioni in ordine cronologico, dal periodo rivoluzionario napoleonico fino a Roma italiana, hanno carattere prevalentemente di appunti e spigolature”. Ciaurro, aggiungeva Salvatorelli, non manca di segnalare gli “quivoci, errori, incomprensioni, contrasti ed ostacoli incontrati dai princìpi di libertà e democrazia”.
Italo Ciaurro, mori a Roma il 3 gennaio 1968. Negli annni Ottanta gli fu intitolata una via dalle parti di San Martino, e gli toccò quel ch’era toccato all’Umbria. Furono parecchi a chiedere, “Ma non si chiamava Ilario?”.