Da Gualdo di Narni a Roma, parrucchiere di Sofia Loren

«Sofia Loren? Io la conobbi molto prima che diventasse un’attrice famosa. Capitava spesso di vederla in negozio; era davvero una bellissima ragazza, non passava di certo inosservata». Probabilmente sarebbe bastato molto meno di una Sofia Loren nel pieno del fulgore giovanile a catturare l’attenzione di un giovanotto di nemmeno vent’anni, sbarcato a Roma da poche settimane, “emigrato” dall’Umbria, da  Gualdo di Narni in cerca di fortuna. Uno di quei giovanotti abituati a prendere di petto la vita, e, nonostante l’età, uno che aveva già esperienza da vendere. A casa sua – così come accadeva ai tempi in parecchie case – chi stava in famiglia doveva contribuire a mandarla avanti. A prescindere dall’età. Ed ecco il ragazzino che, durante la guerra, si fa amici gli occupanti di turno, prima i tedeschi poi gli anglo–americani, scastagnando dagli uni e dagli altri sale, marmellata, pancetta affumicata da portare a casa. Non era cosa da poco: il lavoro non c’era e la fame si “batteva con la pertica”. C’era stata anche la malasorte a rendere più difficile la vita: il padre, il barbiere del paese, s’era ammalato e la malattia l’aveva costretto a smettere di lavorare, ad arrangiarsi facendo il ciabattino. E le cure, complicate e costose, s’erano mangiati i risparmi e quel poco di capitale che il nonno aveva accumulato lavorando in Germania. Bisognava darsi da fare: dopo la scuola a “garzone”,  a parare le pecore, poi manovale in un’impresa che costruiva la centrale di San Liberato, quindi in un’altra che faceva strade. Un lavoraccio, tanta fatica e pochi soldi. Fu necessario prendere il toro,per le corna e decidersi. Era l’ora di andare per il mondo a cercar fortuna. Di notte, sul bordo della Flaminia. Uno “strappo” su un furgoncino che ogni mattina all’alba scaricava a Roma il pane di Terni. Meglio di Roma? Dormire in una millecento in un garage in cui fa il guardiano un compaesano; lavorare come apprendista barbiere dalle parte di piazza Bologna. Lì si recava Sofia: «Abitava lì vicino, in via Pecorini», racconta Roberto Tincano, classe 1932, narnese di Gualdo, oggi ultraottantenne, alle spalle una vita di tanti lavori diversi: guardiano di pecore, manovale, muratore, commerciante di legnami, carpentiere, autista, cantoniere e dipendente del Comune, poi imprenditore, adesso – con l’attività in mano ai figli – pensionato che non può stare fermo e per sentirsi attivo “lavoratoresocialmenteutile” all’assessorato alla cultura del Comune di Terni. Le esperienze, le difficoltà, gli entusiasmi, la fatica, le delusioni legati ad ognuno dei tanti lavori, Tincano li ha messi in un libriccino di una sessantina di pagine, edito dalla Thyrus: “Memorandum”. «Mica penso di aver fatto un’opera letteraria – si schernisce – però c’era la voglia di raccontare, condividere certe esperienze che chissà, a qualcuno potrebbero dare un’idea, un conforto, un’indicazione, un aiuto». «Un’opera che non ha velleità, non ambisce a grandezza  – scrive nella prefazione Noemi Papa, che ha collaborato con Tincano alla stesura – Intenzione dell’autore non è l’essere ricordato ma trasmettere e donare qualcosa di genuino e autentico a chi c’è e a chi verrà».
E torniamo, adesso, a Roma ed a Sofia Loren che frequentava la barbieria–parrucchieria in cui il ragazzotto di Gualdo lavorava come apprendista. «Veniva a comprare l’acetone per lo smalto – ricorda – e poi di fermava all’edicola di fronte  a noi perché Alfredo, l’edicolante, le faceva leggere i fumetti senza farglieli comprare». Destino volle che Sofia avesse anche una colf, Eugenia che – niente non è… – per un periodo fu fidanzata del giovane apprendista barbiere. Che intanto si stava piazzando: la paga non era stratosferica, ma bastava; l’alloggio era gratis anche se una Fiat 1100 non è il massimo delle comodità; per aumentare le entrate c’era il servizio a domicilio, il lunedì: i vip romani chiamavano il barbiere a casa ed eccoti Roberto Tincano a tagliar capelli al direttore dell’Hotel Excelsior, a qualche principe, a calciatori famosi come Pandolfini, ad attori come Interlenghi, a facoltosi industriali dell’epoca. Dal sedile posteriore della 1100 poté passare ad un piccolo appartamento in affitto vicino piazza di Spagna. Poi il “decollo”: barbiere a Via Veneto. E qui altre conoscenze: il nipote di un cardinale, Giuseppe Ungaretti, Aldo Fabrizi e Walter Chiari, Pasolini, il figlio del commendator Brufani che si godeva la vita e i soldi a Via Veneto. Paga triplicata, per il giovane di Gualdo, che cominciò a tornare al paese: ormai poteva permettersi di aiutare concretamente la famiglia. Il viaggio non doveva più affrontarlo con l’autostop, ma aveva una bella Topolino tutta sua. Poi, però, successe quello che per tutti sarebbe stato un piccolo incidente: gli scoppiò tra le mani una bottiglia d’acqua in cui stava mettendo le cartine per farla gasata: i vetri recisero alcuni tendini e perse la sensibilità su tre dita della mano destra. Addio carriera di barbiere dei vip. Dovette ricominciare tutto da capo.

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