Deruta-Grifo: gol negato e naso rotto all’arbitro ternano

Tifoso, visceralmente tifoso. Il suo stravedere per il Deruta, però, gli costò otto mesi di carcere. Perché per lui, il beneficio della condizionale non scattò, contrariamente a quanto successe per altri tre finiti con lui sul banco degli imputati: avevano malmenato l’arbitro.
La partita era di quelle “delicate” del campionato di calcio di promozione umbra: Deruta–Grifo Perugia. Necessario evitare ogni turbativa durante la gara che si disputò il 16 dicembre 1951. A scanso equivoci fu mandato a dirigerla un arbitro di Terni, che per definizione si riteneva equidistante.
Ma quando ci si mette il destino… La Grifo, vinceva per un gol di scarto. Il Deruta attaccava a testa bassa. A un tratto, la svolta: rigore per i padroni di casa del Deruta. L’occasione di pareggiare.
La tensione ai bordi del campo sale oltre mille. Il giocatore derutese piazza il pallone sul dischetto, fa qualche passo indietro, poi breve rincorsa e.. tac! Gol. Grido liberatorio di esultanza da parte dei derutesi, ma l’arbitro annulla. Nemmeno fa ripetere il calcio di rigore. Annulla e basta. Figurarsi! Fischi, insulti, riferimenti alla professione della sorella, della madre, della moglie, della cognata e chi più ne ha più ne metta dell’arbitro ternano. Il quale – impassibile – incassa e porta a conclusione la partita.
Chissà… forse fu un gesto liberatorio, ma mentre si avviava allo spogliatoio mosse in alto un braccio… Gli si avventarono. Un polverone. L’arbitro, il “signor Chiari da Terni” ne uscì malconcio e col volto coperto di sangue per le ferite alla testa ed al naso.
Tutti in Tribunale a Perugia. Dieci mesi di reclusione al presidente del Deruta, Aldo Pelli; altri dieci al tifoso Mari; otto ciascuno per altri due tifosi, Favaroni e Ficola. Per tutti la condizionale, anzi no… Ficola era recidivo. Ma probabilmente si sarà salvato il carcere al processo di appello.

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