Dieci anni dopo recuperati alcuni dei quadri rubati a San Pietro

Dieci anni di indagini prima che fosse possibile recuperare alcune delle opere trafugate la notte tra il 28 e il 29 marzo 1916 dalla Basilica di San Pietro a Perugia. Avviate a ritmo serrato, le ricerche dei possibili autori del furto portarono – nei giorni immediatamente successivi – ad una serie di fermi

ma si trattava più che altro di sospettati, persone che avevano precedenti per reati contro il patrimonio culturale. Ma nessuno tra loro risultò implicato nel colpo messo a segno a San Pietro. Solo parecchi mesi dopo, nel dicembre del 1916 furono individuati gli autori del furto, tre bolognesi due dei quali finirono in carcere, mentre il terzo, un pregiudicato che era a capo della piccola banda, s’era dato alla latitanza.

Individuati i ladri c’era da ritrovare le opere d’arte rubate, ma su questo fronte le cose furono molto più complicate, anche se con un éscamotage un funzionario del ministero della pubblica istruzione era arrivato ad un passo dall’acquistarle in blocco per venticinquemila lire, circa settantacinquemila euro di oggi. Ma l’affare sfumò all’ultimo minuto. Alcuni dei quadri, tra cui un’opera di Caravaggio, una di Raffaello ed una delle quattro tavolette del Polittico del Perugino, furono ritrovate nel 1925, quando un collezionista di Reggio Emilia, entratone in possesso e non sospettando nulla sulla provenienza furtiva, chiese il parere del direttore dell’Accademia di Brera per stabilirne l’autenticità.

Altre due tavolette del Perugino furono invece rinvenute, sempre nel bolognese, dal Soprintendente alle Belle Arti dell’Umbria, Umberto Gnoli, studioso di storia dell’arte e ammiratore dell’opera del Perugino, il quale non s’era mai dato pace per l’avvenuto furto e la perdita di un così importante pacchetto di capolavori.
I quadri in legno e le tele erano piuttosto danneggiati. Al momento della fuga, i ladri le avevano infatti stipate in una valigia che poi avevano lasciato sotto un ponte alla periferia di Perugia e che recuperarono quando le acque s’erano calmate. Una delle tavolette del Perugino era stata segata a metà, un’altra presentava due fori fatti col trapano.
Furono compiuti altri arresti, si ricostruirono i tanti passaggi di mano dei quadri, due dei quali erano stati venduti negli Stati Uniti, e si recuperò quel che fu possibile. ⇒LEGGI TUTTI I PARTICOLARI 

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