1909, in Umbria elezioni politiche turbolente: liti, denunce, brogli

Quelle che si svolsero nel marzo del 1909,  per il rinnovo della Camera dei deputati del Regno d’Italia, furono elezioni precedute da un periodo di turbolenze non da poco, in merito ai candidati dei principali schieramenti.  Nella provincia di Perugia (che comprendeva come noto anche quelle che oggi sono le province di Terni e di Rieti e alcuni territori ora in provincia di Roma) risultarono eletti: Guido Pompilj (Ministeriali, al collegio Perugia I); Cesare Fani (Opposizione Costituzionale –Perugia II); Ugo Patrizi (Radicali-Città di Castello); Francesco Fazi (Radicali-Foligno); Ernesto Trapanese (Socialisti-Orvieto); Alessandro Fortis (Ministeriali-Poggio Mirteto); Luigi Solidati Tiburzi (Socialisti -Rieti); Francesco Faustini (Repubblicani-Terni); Augusto Ciuffelli (Ministeriali-Todi),  Carlo Schanzer (Ministeriali, Spoleto) .

Candidati eletti, battuti o ritirati

Questi i risultati, ma prima del voto ci fu un susseguirsi di liti, di prove di forza, di incontri, accordi più o meno palesi, di manovre..

A Terni la situazione più incandescente, con il candidato repubblicano Francesco Faustini (poi vincitore al ballottaggio) contro l’ex sindaco Alessandro Fabri. Fu  lotta aspra  tra i due contendenti, tanto che che continuò anche ad elezioni ormai avvenute con lo scambio di accuse e denunce per brogli tra i due contendenti. Il candidato socialista, Pietro Farini, schiacciato tra i due contendenti, non ebbe alcuna possibilità. La guerra per la candidature era in corso anche in seno allo schieramento delle forze popolari, tra i repubblicani e i socialisti che sostenevano a spada tratta i rispettivi candidati, Faustini e Farini. Una divisione che rendeva Alessandro Fabri, ex sindaco, molto stimato a Terni ed alfiere dello schieramento dei costituzionali democratici, il favorito per l’elezione.

Si convocò, così, un summit a Foligno in cui si sarebbe dovuto trovare un accordo definitivo individuando in Farini o in Faustini, il candidato unico dello schieramento popolare.Ma l’accordo non si trovò, e ci si limitò a sollecitare un’alleanza organica di tutti gli schieramenti popolari ed in tutti i collegi umbro-sabini. Posizione di facciata, apparve, anche perché terminata la riunione coi socialisti, i repubblicani – senza nemmeno alzarso dalla sedia – tennero un summit tra di loro allo scopo di convincere Domenico Benedetti Roncalli ad accettare la loro candidatura a Foligno, in contrapposizione al radicale Francesco Fazi, deputato uscente, e fare pressioni sul notaio Domenico Arcangeli affinché scendesse nell’agone a Spoleto contro il ministro Carlo Schanzer. A Foligno, chissà perché, i repubblicani erano particolarmente agguerriti nel contrastare il radicale Fazi, tanto che avevano individuato anche un candidato di riserva nel professore socialista Luigi Bossi (che poi fu lo sfidante di Fazi). Questi rispondeva con  la forza dei nervi – apparentemente – distesi – “In vari luoghi dell’Umbria avremo una lotta di persone che appartengono a partiti politici diversi – dichiarò al Corriere della Sera (18 febbraio 1909) l’onorevole Fazi – Le frazioni avanzate hanno nella nostra regione una buona base: in esse però prevalgono gli elementi più temperati e cioè i radicali. Il partito repubblicano ha maggiori forze a Terni, il partito socialista a Spoleto e Poggio Mirteto”. Il candidato sottolineava anche che “gli schieramenti costituzionali tengono a non essere confusi coi clericali. Non per nulla ci ricordiamo di essere stati sotto il dominio del papa”.

L’Umbria secondo il candidato radicale Fazi

L’ex sindaco di Foligno non mancava di sfruttare l’occasione per fare un po’ di campagna elettorale, avanzando rivendicazioni nei confronti del governo. “Finora siamo stati schiacciati – spiegava – fra l’influenza del nord e la legislazione privilegiata del sud… I nostri comuni non hanno mai chiesto nessun privilegio. Malgrado ciò le cose vanno migliorando per lo sviluppo dell’agricoltura e dell’industria”. Fazi rivendicava alle istituzioni umbre il merito della crescita industriale: “In favore di quest’ultima i comuni di Terni, Foligno e Spoleto hanno fatto dei veri sacrifizi. E ora l’Umbria è una regione di grande avvenire perché ricca di forze idrauliche  e di combustibile fossile”. Unico freno era “l’istruzione ancora scarsamente diffusa tra le nostre popolazioni”.

Ma c’erano anche certe prfonde ed aspre divisioni politiche, a fra da freno. Come dimostrarono le contese del 1909: Terni era la punta dell’iceberg, ma anche a Perugia c’erano problemi, con Ulisse Rocchi che la candidatura; a Città di Castello l’uscente  vedeva in bilico l’uscente barone Leopoldo Franchetti (poi battuto al ballottaggio dal radicale marchese Patrizi). A Foligno i monarchici, dopo il rifiuto della candidatura da parte di Arturo Bussetti Berardi si astennero; a Orvieto il candidato in pectore , il conte Claudio Faina, figlio del senatore Eugenio, ritenne più prudente rinunciare.

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