A Galleto guerra tra contadini e i padroni di una cartiera

A Galleto si arrabbiarono di brutto, tanto che procedettero ad una azione congiunta che vide tutti i contadini della zona coalizzati. Una loro rappresentanza si presentò poi in Comune, a Terni, per chiedere giustizia. Parlarono col Magistrato comunale, era il 10 febbraio 1704.

Esposero i motivi della protesta. In verità della questione che gli fu rappresentata il Magistrato comunale si era già occupato ed aveva tenuto in pocchissima considerazione le esigenze dei contadini di Galleto.

Che era accaduto? Lo ricordarono al magistrato i rappresentanti degli agricoltori: era stata costruita a Galleto una cartiera che era alimentata dalla forma del Raggio, la stessa che era stata a suo tempo realizzata soprattutto per soddisfare le esigenze di irrigazione delle terre. La cartiera, però, aveva bisogno di molta acqua, troppa.

Galleto
La zona di Galleto nella pianta del Mortier (XVII sec. – Part.)

Tanto che nacquero delle liti a causa del fatto che spesso i campi rimanevano a secco. Fino a che i proprietari della cartiera si rivolsero al Magistrarto il quale dette tutte le ragioni “alli signori Giuseppe Stefanoni e moglie, possesori della cartiera”. Si stabiliva infatti che per l’irrigazione l’acqua si sarebbe potuto usare un solo giorno alla settimana. Ciò a detta dei ricorrenti era contro “la forma dello Statuto, la resoluzione dei consegli e consuetudine inveterata”. Era una disposizione che andava rivista, e in maniera profonda.  Loro, i contadini, chiedevano solo il riconoscimento di diritti che giudicavano non solo legittimi, ma sostenuti anche da una “inveterata consuetudine”. Specificarono pure che non era loro intenzione creare problemi al Comune, per cui erano pronti a sobbarcarsi tutte le spese in caso “di soccombenza”, limitandosi a fornire un’avvertenza: se la sentenza rimaneva quella già pronunciata s’introduceva un principio giuridico che avrebbe consentito ai “padroni di cartiere e mole” di trarre tutte le acque di cui ritenessero di aver bisogno senza risparmio da tutta la rete dei canali, restringendo il diritto d’irrigare le terre ad un solo giorno alla settimana, con sicuro danno visto che tutti “li megliori terreni, privi di tanto benefizio” sarebbero risultati “avviliti di prezzo”.

Ebbero riconosciute le loro ragioni

Fonte: Lodovico Silvestri, “Collezione

di memorie storiche tratte

dai protocolli delle antiche

riformanze della città di Terni

dal 1387 al 1816″.

Ristampa a cura di Ermanno Ciocca.

Terni 1977, Ed. Thyrus.

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