I più forti ciclisti dilettanti d’Italia al Giro di San Gemini

San Gemini ciclismo



Il circuito era quello “classico”, che a Terni era noto come “giro di San Gemini”. Partenza da Terni, salita ripida della Solfonare, quindi continui saliscendi verso Narni, lungo il tracciato che fu dell’antica Flaminia. Dal Ponte di Augusto di nuovo una salita per dirigersi a Narni e poi scendere
verso Terni. Per i corridori ciclisti “di casa” era una prova abbastanza impegnativa. Per corridori di maggiore esperienza si trattava invece di un percorso non troppo duro, seppur nervoso e che comunque si faceva sentire nei polpacci. Specie se andava compiuto per quattro volte, per un totale di circa 160 chilometri. Erano questi i  numeri relativi al tracciato della prova unica campionato italiano di ciclismo dilettanti, disputato a Terni nel 1950. Una gara molto importante all’epoca. Non accadeva, a quei tempi, che dopo pochi brillanti risultati si passava al professionismo. Il lotto dei concorrenti era quindi qualificato e ben nutrito. E infatti al via si schierarono ben 175 corridori, in caccia della maglia tricolore che era, ad ogni modo, prestigiosa già di per sé e maggiormente lo diventava in proiezione. La gara di Terni era infatti decisiva per la scelta degli azzurri, dei corridori che, cioè, avrebbero partecipato al campionato iridato.
Era il 23 luglio del 1950. Il via fu dato alle 7 e un quarto e subito partenza “alla bersagliera”. Fu una gara veloce (intorno ai 40 all’ora la media generale), vivace, caratterizzata da alcuni tentativi di fuga e da furiosi inseguimenti del gruppo presto annullati. Una delizia per gli appassionati di corse ciclistiche, una gara così. L’ultimo dei tentativi di fuga fu quello di Donato Piazza, anch’egli un bel corridore, che si dannò l’anima, ma fu ripreso a pochi chilometri dallo striscione del traguardo di Terni. Il veemente inseguimento a Piazza determinò lo sganciarsi in avanti di tutti i migliori. Finì con la volata di un gruppo di una ventina di corridori.

Alfo Ferrari

E la vittoria andò ad un fuoriclasse, Alfo (Adolfo) Ferrari, cremonese, 26 anni, che la maglia tricolore l’aveva vestita già altre due volte, vincendo il campionato nel 1947 e nel 1948. Nel ’47, anzi,  Ferrari s’era imposto anche nel campionato del mondo e nel 1950 sembrava in grado di ripetersi.Ovviamente fu inserito nella nazionale italiana che fu annunciata quella sera stessa a Terni, e andò al mondiale che quell’anno di disputava in Belgio a Moorslede, Al termine della gara più importante dell’anno Ferrari si trovò al centro di un mezzo giallo. Sul vialone d’arrivo si presentò un gruppetto di una decina di corridori: l’italiano era in testa ancora a poche decine di metri dal traguardo ma fu oggetto di una scorrettezza da parte del corridore francese Varnajo che lo urtò facendogli perdere l’equilibrio. Tra i due litiganti godette il terzo, l’australiano Jack Hoobin, primo corridore proveniente dagli antipodi ad indossare la maglia iridata. Secondo Varnajo, terzo Ferrari.

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