I sessant’anni della Thyrus

Arrone Thyrus editrice. Arrone, la vecchia conceria oggi sede della Thyrus Editrice

Dal politico che vuol rendere note le carte messe via nel corso della carriera o desidera raccontarne memorie e retroscena al professionista il quale, di domenica, si diletta  a mettere in versi esperienze e pensieri. Passando per chi vuol diffondere racconti, ricerche, fotografie; chi vuole scrivere di arte o di storia, di musica o letteratura, per finire con chi si contenta della soddisfazione di vedere il suo nome sul frontespizio di un libro. Per tutti costoro c’è la Thyrus, se non l’unica certo la più prolifica delle case editrici nel Ternano.
“Avevano cominciato nel 1955 ed anche prima, soprattutto con pubblicazioni specifiche di supporto agli insegnanti, ma fu nel 1956 che nacque ufficialmente la edizioni Thyrus, per cui nel 2016 compiamo sessant’anni”, spiega Osvaldo Panfili. Oggi la Thyrus si riconosce soprattutto in lui, anche se lui tra i fondatori non c’era. Se non altro per questioni anagrafiche pur se non è più un ragazzino. A mettere in piedi la casa editrice furono tre uomini di scuola: un professore di Latino e  greco del Liceo Tacito, Dante Sotgiu (poi sindaco di Terni); un direttore didattico, Ernesto Benigni, un ispettore scolastico, Rolando Teofoli. Adesso l’editore è lui, Osvaldo Panfili il quale, quasi per rispettare quella che per la Thyrus pare essere la tradizione, ha passato molta della sua vita nel mondo della scuola. Non solo come insegnante, anche se  l’esperienza diretta della didattica è stata ampia, visto che sulla cattedra c’è stato alle elementari ed all’università: i due poli dell’insegnamento e della carriera di uno studente. Alla casa editrice Thyrus arrivò che questa esisteva già qualche anno, quando cioè fu nominato un gruppo di lavoro col compito di indirizzare, gestire e dirigere l’iniziativa. Si sentiva l’esigenza di un rilancio, di una iniziezione di idee e di dinamismo. Erano passati un paio di decenni dalla fondazione: Ernesto Benigni era nel frattempo scomparso a causa di un tragico incidnete stradale; Rolando Panfili era ormai in là con gli anni ed aveva deciso di ritirare i remi in barca; Dante Sotgiu era sempre più assorbito dall’impegno prima di assessore comunale poi  di sindaco di Terni
Il gruppo di lavoro, però, non riuscì a lavorare. Per una serie di questioni. Panfili, che s’era accollato la grande parte della gestione amministrativa, rimase da solo.
Sta ad Arrone adesso, e comunque da parecchio, la sede della Thyrus Edizioni, che se non è l’unica casa editrice a Terni è diventata sicuramente la pià conosciuta con i suoi quasi ottocento titoli: racconti, poesie, saggi, storia locale, arte e qualche fiore all’occhiello come la riedizione, curata da Vincenzo Pirro, dell’Historia di Terni, opera di dimensioni quasi monumentali, che Francesco Angeloni scrisse nel 1600.
La sede della Thyrus sta in un vecchia conceria che è stata recuperata ed adattata; “Questa era di Luigi Nobili”, dice con un certo, comprensibile orgoglio Panfili che si vanta di aver recuperato un bene culturale che stava per sparire per far posto a nuove costruzioni: palazzine.
Nella conceria c’è la casa editrice, ma anche una biblioteca-museo con tanto di sala per la presentazione di libri o per altre iniziative culturali (seminari, convegni), qualche macchina da stampa utilizzata per piccoli lavori tipografici ma anch’essa degno reperto da museo. Poi c’è il laboratorio della moglie di Osvaldo, che fa la ceramista. “Fa lavori con ceramica e cuoio, è la sua passione e la sua arte”, dice il marito. Spesso sono in giro per partecipare a fiere o mostre del libro: Torino, Francoforte, Roma… Ovviamente Umbria Libri. Un modo di diffondere un po’ di cultura ternana, ma non solo, visto che le collane della Thyrus si occupano di diverse materie: dalla narrativa per ragazzi alla saggistica, dalla ricerca locale alla storia, dalla scienza dell’educazione alla sociologia. Un panorama ampio delle intellettualità umbre ed in particolare di quella ternana, costituito dalla raccolta di opere, accanto a quelle più “classiche”, di autori che altri non avrebbero portato nelle librerie. Storie e prodotti dell’intelletto che – al di là della loro validità generale – rappresentano comunque un arricchimento culturale diffuso.

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