La cura per la tosse convulsa? In galleria per respirare il fumo delle locomotive

TERNI MIA

di LORENZO MANNI

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Chi la chiamava tosse canina , chi la chiamava tosse asinina, chi la chiamava tosse convulsa; dopo le vaccinazioni in massa, oggi la conoscono tutti come pertosse (ci siamo eruditi nella denominazione) e la contagiosità si è ridotta tantissimo.

Quelli della mia generazione venivano spesso colpiti da questa malattia.

I sistemi di riscaldamento all’interno delle abitazioni non erano così efficaci: una stufa a legna o a lignite nel vano cucina, un condotto fumi più lungo possibile per scaldare meglio la stanza, l’acqua veniva riscaldata in un apposito recipiente laterale inglobato nella stufa, i fornelli per gli arrosti erano nella parte sottostante. Al di fuori di questa si riscaldava solo il letto con “il prete”. C’è da aggiungere che i ragazzini fino alla pubertà (ed a volte oltre) portavano i calzoncini corti in tutte le stagioni e le ragazzine , con le gonnelline e calzerotti non indossavano abbigliamento dissimile. Si andava vestiti così anche quando le “bracinate” tagliavano l’aria e la tramontana lasciava in segno fra la narice ed il labbro superiore per i frequenti “muccolotti “. Pure questi erano il segno dei tempi.

Per contenere la tosse c’era un metodo molto diffuso ed era quello di fare respirare il fumo prodotto dalle caldaie dei treni a vapore che erano alimentate a carbone.La ferrovia Terni Sulmona, che risale alla fine del milleottocento, era , in quegli anni ’50 , percorsa, oltre che dalla “littorina” che andava a gasolio, frequentemente dalle locomotive a vapore (lu ciuffe ciaffe) che trainavano vagoni e vagoni pieni di rape per lo zuccherificio di Rieti oppure di grandissimi tronchi che si diceva provenissero dall’Africa.
A volte, quando i vagoni erano numerosi o pesanti, di locomotive ne applicavano due, una davanti di traino ed una in ausilio dietro il convoglio di spinta
La locomotiva “sbuffava ” a volte solo vapore acqueo, ma spesso questo era mischiato ai residui gassosi della combustione del carbone, cioè fumo nero. Quello nero, di fumo, era considerato una “mano santa” per la tosse.

La galleria e la stazione di Stroncone

La galleria che inizia appena dopo l’ex stazione di Stroncone era la tappa consueta per coloro che non abitavano lontano. Una volta che il treno era passato si portavano i piccoli “bolzi” dentro il tunnell per respirare quei fumi. Sembrava che funzionasse. Anzi… per esperienza personale posso dire che funzionava.
Oggi la ferrovia non è percorsa più da locomotive a vapore, solo da quelle alimentate a gasolio; sembra che quel tratto ferroviario dovrà essere percorso da motrici ad idrogeno …il progresso cammina ma la storia anche quella dei piccoli episodi rimane.

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