La Ternana e il presidente cabriolet

Nel Guinness dei primati, poi, non ce lo misero. Ma un pranzo con oltre seimila invitati (6.412, per la precisione) non s’era mai visto a Terni e chissà se si vedrà mai più.L’anfitrione fu Domenico Miliucci, presidente della Ternana. Gli invitati tutti i tifosi. L’appuntamento fu allo stadio, ovviamente.Il giorno era il 15 marzo del 1987. La Ternana era in piena crisi. Al Liberati, dove anni prima erano stati di scena Inter, Juventus, Milan, Fiorentina quel giorno scendeva il Francavilla per una gara del campionato di serie C2. La società decise di riallacciare il rapporto coi tifosi delusi, anche se i “fedelissimi”, sempre presenti al Liberati,erano quasi settemila: non pochi per un campionato di C2. Certo rispetto ai ventimila degli anni ruggenti…

Stadio Liberati
I tifosi della Ternana a pranzo allo stadio in una vecchia foto di agenzia

Così Domenico Miliucci annunciò trionfante: «Tutti a pranzo al Liberati, ospiti miei naturalmente». E per la domenica della gara col Francavilla ordinò lasagne, pollo o, a scelta, cotoletta; insalata o patate al forno; frutta, dolce, vino per novemila persone. Appuntamento a mezzogiorno, tre ore prima della partita. Ci andarono in diecimila, ma molti erano già “pranzati”. Fu comunque una gran festa, condita con la vittoria per 1 a 0.
Persino il vescovo, monsignor Franco Gualdrini, volle partecipare. Un trionfo personale per il presidente: tutta Italia parlò di lui, presidnte rossoverde da due anni. «Questo ci ha li sordi pe’ fa ‘na guerra», dissero subito i tifosi. E infatti spendeva e spandeva. Il pranzo per i tifosi fu l’ultima di diverse “sparate”, cominciate una sera negli studi televisivi di Rai3. Si trovò seduto vicino ai rappresentanti di un’associazione sportiva di disabili di Foligno i quali lanciavano un’iniziativa per raccogliere fondi ed acquistare due pullmini attrezzati. Miliucci li interruppe: «Una raccolta fondi? I due pullmini ve li regala la Ternana. Mi impegno qui davanti a tutti; fate conto di averli già in garage». Finì tra la commozione generale. Una domenica rimase in panne: si ruppe il motore della sua auto. «Giorgio – disse a Taddei, l’ex presidente rossoverde della serie A ed ancora nel consiglio della società – ho saputo che vuoi cambiare la tua Rover 3000. La compro subito. Basta un assegno di undici milioni? Eccolo qua». Zac, una firma e le chiavi della Rover furono sue.
Qualcuno, però, cominciava a dubitare e riferiva voci secondo le quali Miliucci era solo funzionario di partito, a Roma, nella Dc. «Non date retta ai soliti denigratori. Io faccio il tour operator a Napoli – specificò – organizzo voli tra gli Usa e l’Italia, sono editore di guide turistiche. Sì, sono anche funzionario della Dc, ma per affetto e con lo stipendio che midanno ci metto la benzina!».
Poi però accadde che l’assegno per la Rover era più decapottabile della macchina che ci aveva comprato. I pullmini, l’associazione disabili di Foligno li aspetta ancora; e i novemila pasti… beh, fatta la festa gabbato lu santo,

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