Le bombe dell’agosto ’43 su Terni e le cronache: “Atto terroristico degli americani”

11 agosto 1943 terni

Un atto terroristico degli americani:  le cronache del giorno dopo il bombardamento di Terni dell’11 agosto 1943 lo lasciano intendere chiaramente. “Su quel bombardamento… effettuato in parecchie successive ondate fra le 10 e mezzogiorno occorre subito chiarire un punto… Una cosa è il centro cittadino che costituisce la vecchia Terni, ed un’altra è la città industriale vera e propria”. Due zone, spiegava la Stampa del 13 agosto 1943 – che hanno una “linea di demarcazione che bene le distingue e che è visibile anche a ottomila metri di altezza; un’ampia radura, una vasta fascia di vegetazione taglia in due la città”. Difficile sbagliarsi quindi. Ma “gli aviatori americani hanno preferito ancora una volta  come obiettivi le chiese, gli ospedali, le case operaie, i quartieri popolari. I danni agli obiettivi industriali sono infatti irrilevanti”, faceva eco il Corriere della Sera.

L’attacco era descritto così: “Un primo apparecchio giunto sulla città appena dopo le 10 lasciava una scia di fumo quasi a segnalazione; quindi sbucava dalle nuvole una prima ondata di apparecchi che sganciavano da quattro o cinquemila metri, subito seguita dalla seconda. Alcuni aerei si abbassavano poi sulla periferia e persino sulla campagna mitragliando donne e bambini che avevano cercato scampo nei prati. Tre quarti d’ora dopo sopravveniva la terza e più massiccia ondata che causava i danni maggiori”.

Terni bombardamenti
La chiesa di San Lorenzo dopo il bombardamento

La descrizione dei danni: “Si può dire che non ci sia quartiere di Terni non colpito: distrutta la chiesa trecentesca di San Lorenzo e quasi totalmente perduto il Palazzo di Città. Inutilizzabili gli ospedali Principe di Piemonte e l’ospedale civile nonché varie scuole; demolito l’edificio delle monache Orsoline a Camporeale. Ma le più vaste distruzioni sono avvenute nei quartieri popolari, da quelli del corso Vittorio Emanuele a quelli di Santa Caterina, di Sant’Agnese, dell’ospedale”.

“Irrilevanti i danni agli obiettivi industriali – confermava La Stampa – con due soli morti nell’area delle acciaierie mentre notevoli sono le perdite tra la popolazione civile. Non è possibile per ora fare una cifra definitiva. I primi dati indicavano morti e feriti (72 morti e 493 feriti si leggeva in un primo incompleto bollettino ufficiale, ndr) ma a mano a mano che si procede all’opera di sterro e di rimozione delle macerie, le vittime aumentano”.

I tanti rifugi antiaerei, “si può dire – aggiungeva La Stampa – che a Terni ogni via ha il suo rifugio interrato fra i 14 e i 16 metri. Rifugi che hanno resistito. Una sola bomba caduta all’imbocco del rifugio di via Pacinotti ha fatto parecchie vittime”.

Due ore dopo il cessato allarme , cioè alle 17, arrivarono a Terni il re e la regina. “Arrivati dalla Flaminia scendevano dalla loro auto in piazza Tacito e si incamminavano lungo il Corso mentre ancora il polverone provocato dalle macerie non era svanito. Insieme al prefetto Antonucci, al questore Palazzi, al generale Negroni e al maggiore Bartolomei i sovrani visitarono le zone maggiormente colpite”. Ovunque – secondo le cronache – i sovrani furono accolti dall’omaggio della popolazione.

Il re e la regina se ne andarono annunciando l’invio si duecentomila lire “da distribuirsi tra le famiglie più povere rimaste senza tetto”.

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