Luigi Masi, da Collescipoli alla difesa di Roma: nel 1849 bloccò in battaglia le truppe di Oudinot

Luigi Masi

Storia e Memoria

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di SERGIO BELLEZZA

Nativo di Petrignano d’Assisi, Luigi Masi era cresciuto a Collescipoli, che lo ricorda nella sua toponomastica. V’era giunto al seguito il padre, nominato medico condotto del paese. Dopo il liceo ternano, si trasferiva a Perugia, dove si laureava in farmacia. Si trasferiva poi come precettore dei figli di Luciano Bonaparte, principe di Canino e fratello di Napoleone, a Roma dove conseguiva quella in Medicina. Fu testimone dell’elezione di Pio IX e approvò con entusiasmo le scelte liberali del nuovo papa. Per sostenerle contro la politica conservatrice della Curia romana, fondò con Massimo D’Azelio la “Società della Concordia”, in cui raccogliere “tutti i liberali, amanti dell’ordine, ma contrari al partito dello Status quo”. Prese poi a pubblicare “Il Contemporaneo”, settimanale divenuto il più letto dai romani, cui collaboravano le maggiori firme del tempo, da Giuseppe Montanelli a Gino Capponi, da Vincenzo Gioberti a Carlo Armellini e Cesare Balbo.

Nello stesso tempo scriveva a Pio IX “[…] Vostra Santità ha cominciato un grande Pontificato[…] che consolida l’indipendenza degli Stati, la prosperità delle Nazioni, la pace nel mondo!”, mentrecoi suoi versi, il cui eco giunse anche a Mazzini, inneggiava al “Sovrano che il cielo ci ha mandato”. Batteva poi rioni e borgate, frequentando bettole e osterie, dove con stornellate e gorgheggi improvvisati suffragava in mezzo alla plebe la politica del papa. Apprezzato dai circoli popolari e in Curia dai progressisti, il 5 luglio 1847 era nominato capitano della Guardia Civica.

Scoppiata la guerra contro l’Austria, combatteva in Veneto come aiutante di campo del gen. Ferrari, conquistandosi sul campo, dove si vedeva “[…] in mezzo al fuoco incoraggiare i soldati […]” i gradi di tenente colonnello, in quanto “[…]distintosi per coraggio intelligenza e amore alla santa causa merita i più alti elogi […]”. Passava poi alla difesa di Venezia, dove Guglielmo Pepe, riconoscendone le notevoli capacità militari, gli conferiva quelli di colonnello.

A gennaio del 1849 Luigi Masi faceva ritorno a Roma, orfana di Pio IX, che s’era rifugiato a Gaeta sotto le ali protettrici del Borbone. Il Governo provvisorio, tenendolo in grossa considerazione, lo nominò Comandante della Provincia Romana. Eletto alla Costituente nel collegio di Macerata, era chiamato alla vice-Presidenza dell’Assemblea e designato, con Giuseppe Garibaldi e lo stesso Ferrari, membro della Commissione di Guerra. Fu il primo, nella seduta dell’8 febbraio, a controbattere le tesi moderate di Terenzio Mamiani, sostenendo la caduta del potere temporale dei papi e la proclamazione della Repubblica. Sostenuta a spada tratta dal Principe di Canino e dall’Eroe dei Due Mondi, la proposta era approvata nella notte a larga maggioranza. A reprimerla, Napoleone III inviava l’armata francese, che il 30 di aprile si portava all’assalto di Roma, preceduta da preti e frati oranti, con a capo il gen. Oudinot, che convinto “gli italiani non sapessero battersi” non s’era nemmeno procurata un cartina della città.

Furono i legionari di Luigi Masi a fermare a Porta S. Pancrazio i transalpini, costretti poi a fuga disordinata dall’arrivo del Nizzardo, coi suoi garibaldini. Fu quella l’unica vittoria della Repubblica romana, insieme a quella di Velletri contro i Borboni. Per questo i patrioti presero a commemorarla ogni anno proprio in quel giorno in tutt’Italia come pure a Terni.

Vedi anche; 1860, i Cacciatori del Tevere liberano l’Umbria e la Tuscia

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