“Là dove fu l’appuntamento”: Terni e l’avventura di Mentana

“I soldati giungevano a centinaia da tutte le città dell’Umbria, delle Marche, della Toscana; gente d’ogni ceto, nuovi alla vita militare, la maggior parte tirati assai più da vaghezza di novità più che da un concetto profondo e dalla coscienza del dovere”. Giungevano a Terni quei giovani, dove Anton Giulio Barrili, avvocato genovese che descrisse in un libro quell’esperienza, era arrivato tra i primi, alla fine d’ottobre 1867. Tutti ansiosi di partire per la “Campagna dell’Agro Romano”, per andare a “liberare Roma” dai francesi e dal papa. Di lì a qualche giorno si sarebbero messi in marcia: Rieti, Montelibretti, Monterotondo e poi Mentana.

La battaglia di Mentana
La battaglia di Mentana

Terni era città di frontiera. Un salto e si andava “di là”, dal Regno d’Italia si passava nel papato. Lo avevano fatto in tanti per sottrarsi alla coscrizione obbligatoria, arrivata insieme ai soldati piemontesi. Lo facevano in continuazione i briganti che da una parte compivano misfatti e dall’altra si rifugiavano. Ma non avrebbero potuto e dovuto farlo le truppe italiane. L’accordo tra i francesi e i Savoia era chiaro. In cambio dell’aiuto a fare l’Italia, il nuovo regno s’impegnava a ritenere invalicabili e a proteggere i confini dello stato  pontificio. Ma lasciava fare, il governo italiano, in un gioco delle tre carte che vide in diverse occasioni giovani andare a morire per “liberare Roma” con o senza Garibaldi.

Da Terni partirono in quei giorni di ottobre 1867 i Fratelli Cairoli per il loro tentativo finito a Villa Glori; nel giugno del 1867 ci avevano provato altri partendo dal casale di Pescecotto, subito bloccati dall’esercito italiano.

Terni era avvolta da un fervore che vedeva impegnati fortemente anche i giovani “di casa”: i Faustini, i Fratini, Froscianti e tanti altri, pronti a mettersi in marcia col fucile in ispalla. E a Terni operava, in quel finire del 1867, un Comitato di Soccorso che si rese “benemerito della causa nazionale- come riferiva La Riforma, quotidiano politico di Firenze, allora capitale d’Italia – i cui componenti nulla hanno risparmiato, né fatiche né disagi, né premure, né opere per aiutare lo svolgimento dell’opera iniziata dal Generale Garibaldi in favore di Roma”. Era a Terni, in attesa di passare all’azione, il Capo di Stato Maggiore dell’esercito garibaldino, il generale Nicola Fabrizi che, nel partire “per recarmi al mio posto a fianco del Gen. Garibaldi”, ringraziò i ternani “per la fiducia e la cooperazione di cui fui onorato” e per “i servigi prestati in questa difficile occasione del paese, coll’operosità e l’abnegazione da superare ogni confronto”.

Il Generale Nicola Fabrizi

Sono passati 150 anni. Come finì quella spedizione è risaputo. Dal 19 al 21 ottobre, a Terni “dove fu l’appuntamento” si svilupperanno varie iniziative: un convegno, presentazioni di libri, l’omaggio ai ternani protagonisti di quella stagione sfortunata.

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