Montedison ricattata da un fattorino che, però, finisce in carcere

9 settembre 1975

La Montedison sulla copertina della pratica aveva scritto: “Di alto interesse tecnologico e di ingentissimo valore commerciale”. La pratica capitò sulle mani di un fattorino dello stabilimento ternano della Montedison il quale non seppe resistere alla tentazione. E così

Montedison
Lo stabilimento ternano della Montedison

il fattorino, Angelo, 41 anni, di Stroncone ebbe una “pensata” eccezionale. Ritenne possibile che qualche gruppo chimico concorrente potesse essere interessato a comprare tutte quelle carte. C’erano descrizioni dei processi produttivi di alcuni polimeri, documenti che erano stati alla base di una trattativa di scambio di licenze tra Montedison e il gruppo giapponese Mitsui. Secondo l’azienda se quei documenti fossero caduti nelle mani di concorrenti, l’azienda ne avrebbe avuto danni per decine di miliardi di lire.

Con quel tesoro in una borsa, prese il treno per Milano dove s’incontrò coi rappresentanti di un gruppo petrolchimico straniero. Ma non concluse. Forse aveva destato sospetti e quelli, prendendo la scusa che s’era alla fine della settimana, rinviarono ogni cosa. Il fattorino decise allora ch’era meglio contattare la Montedison stessa: venti milioni e tutto sarebbe tornato in mano loro. Solo che all’appuntamento in un albergo milanese in cui doveva aver luogo lo scambio, si presentarono anche i carabinieri. E per il fattorino Angeloi l’avventura finì nel carcere di San Vittore.

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