Municipio e Monte di Pietà: lite per le terre alle Marmore

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Il territorio delle Marmore

Il 3 ottobre 1603 si chiuse una lunga lite giudiziaria in atto tra il Municipio ternano ed il Sacro Monte di Pietà. Motivo del contendere la proprietà dei che alle Marmore erano stati liberati dalle acque paludose mediante la realizzazione degli emissari Reatino e Paolino. A suo tempo quei terreni erano stati concessi, per mezzo di Bolle Pontificie, in parte al Monte di Pietà di Terni, ed il resto al Comune, fissando precisi confini tra le due proprietà. Accadde però che le acque continuarono a diminuire e  a rendere accessibili altri terreni. Di chi era la competenza su quei nuovi appezzamenti? Il Monte di Pietà sosteneva che era sua provocando con ciò l’opposizione decisa  del Municipio che sosteneva altrettanto. Si finì in mano di avvocati e prese avvio una disputa giudiziale che andò avanti per un lungo periodo. Finché il papa Clemente VIII, considerato che si erano già spesi fondi consistenti per la causa giudiziaria e che, oltretutto, da troppo tempo si aspettava una soluzione, decise di inviare un arbitro a dirimere la questione. Si trattò di monsignor Anselmo Dandini, il quale si era già occupato, nell’Orvietano, della bonifica dei terreni dopo un’alluvione.

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Monsignor Dandini

Monsignor Dandini invitò i rappresentanti delle parti e si recò con loro per giungere ad una nuova suddivisione del territorio delle Marmore, che fosse condivisa dalle due parti in causa. E così fu. Si determinarono i segnarono dei nuovi confini con buona pace di tutti. Il tutto fu oggetto di una setenza arbitrale che il 3 ottobre 1603, il Consiglio municipale di Terni approvò.

 

 

Fonte: Lodovico Silvestri, “Collezione di memorie storiche tratte dai protocolli delle antiche riformanze della città di Terni dal 1387 al 1816″. Ristampa a cura di Ermanno Ciocca. Terni 1977, Ed. Thyrus.

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