Si stabilì così di procedere all’assunzione di altri capomastri muratori da affiancare a quelli già impegnati, magari rivolgendosi anche “all’estero”, intendendo al di fuori dei confini comunali. Nello stesso tempo si deliberò che andava compiuto il massimo sforzo anche sul fronte del reperimento dei materiali necessari. Per questo motivo fu posto formale divieto all’estrazione di calce, sassi e altri materiali “indigeni” se non per essere utilizzati nella fortificazione delle mura cittadine.
Fonte: Lodovico Silvestri, “Collezione
di memorie storiche tratte dai protocolli
delle antiche riformanze della città
di Terni dal 1387 al 1816″.
Ristampa a cura di Ermanno Ciocca.
Terni 1977, Ed. Thyrus.