Narni, per gelosia fa una strage sull’autobus

Narni, 6 febbraio 1961

Qualche giorno dopo spiegò che tutto era accaduto perché non sopportava che la sua figlioletta di un anno andasse a finire in collegio a Narni. Ma per gli inquirenti la molla vera, quella che lo spinse a compiere un gesto da disperato fu la gelosia.

Era verso sera. L’autobus della Sar proveniente da Roma era quasi arrivato a Narni. Su quell’autobus, oltre ad altri passeggeri, aveva trovato posto una donna di 32 anni di Tagliacozzo, Osvalda Gagliardi. Accompagnata dal padre Celestino, di 53 anni, stava accompagnando una bambinetta di appena un anno al brefotrofio. Con loro c’era anche il fidanzato di Osvalda, Renzo Ciccotti, un manovale di 37 anni. Era vedovo Ciccotti, ed aveva nonostante la giovane età, tre bambini da crescere. Lui e Osvalda avevano programmato di sposarsi. S’era “accompagnato” con la donna, madre nubile di una bambina, nata da una relazione con Renzo Di Fonzo, 42 anni, originario della provincia di Frosinone, assistente edile in una ditta che lavorava per la Cassa del Mezzogiorno. Di Fonzo era sposato ed aveva sette figli, e non riconobbe la paternità della bambina.

Anche lui, stava su quell’autobus, seduto qualche fila dietro. Vicino Narni, Di Fonzo si alzò, fece un paio di passi, estrasse di tasca un revolver e fece fuoco prima sul rivale, che non fece in tempo nemmeno a rendersi conto di quanto accadeva: morì subito raggiunto da più proiettili. Sistemato che ebbe l’uomo, fece fuoco contro Osvalda la quale, gravemente ferita morì mentre i soccorrtiori la stavano portando all’ospedale. Quindi toccò al padre di Osvalda, Celestino, l’unico che lì per lì se la cavò, ma resistette pochi giorni e una settimana dopo morì: due interventi chirurgici non furono sufficienti a salvarlo, anche perché uno dei prioiettili lo aveva raggiunto alla testa.

L’autista bloccò l’autobus, e fu un fuggi fuggi generale. I passeggeri scapparono terrorizzati. L’assassino prese in braccio la bambina, scese e s’incamminò a piedi lungo la strada Flaminia. Poco dopo fermò uno scooterista e da lui si fece accompagnare a Narni, e quindi al brefotrofio. Lasciò la bambina e si incamminò verso il centro di Narni come se niente fosse. Un carabiniere però lo fermò e lo accompagnò in caserma.

“Non volevo che mi figlia finisse al brefotrofio” spiegò al sostituto provuratore della Repoubblia di Terni. Ma non volle nemmeno che Ciccotti ricnoscesse come sua la bambina di Osvalda, così come s’era offerto di fare al mmento del matrimonio. Di Fonzo, saputo del fatto, s’era opposto anche troppo fermamente. Per questo motivo Osvalda e la sua famiglia avevano deciso di portare la bambina al brefotrofio di Narni.

 

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