L’on. Pantano e le donne sfruttate dello jutificio

Edoardo Pantano, deputato dell’estrema sinistra eletto al collegio di Terni, avrebbe dovuto parlare di regime delle acque, perché quello era l’argomento che si stava discutendo. Quando iniziò il suo discorso ci fu chi, tra i suoi colleghi deputati, strabuzzò gli occhi. Sì, perché Pantano attaccò: “A Terni, allo jutificio Centurini, il lavoro dura dodici ore al giorno. Per raggiungere lo stabilimento dai villaggi e tornare a casa servono due ore: tutto questo con una retribuzione che va da 80 centesimi ad una lira al giorno e con una sola ora di riposo”.

Pantano, ex garibaldino, deputato e senatore
Edoardo Pantano, deputato ternano dell’estrema sinistra

“Embé? – interloquì il presidente dell’assemblea onorevole Tommaso Villa– “Che c’entra tutto questo con la regimentazione delle acque?”. “C’entra eccome – rispose Pantano – intanto, perché è una situazione così pietosa che posso anche divagare, poi perché si veda a chi il Governo fa le concessioni d’acque”. I telai dello jutificio erano infatti mossi dall’energia idraulica del canale Nerino.

Insomma la faccenda era pertinente. I dipendenti della Centurini erano in sciopero già da una settimana, alla fine di giugno 1901, quando Pantano denunciò la situazione alla camera dei deputati. La loro lotta andò avanti fino al 22 luglio, più di un mese di astensione dal lavoro, un mese di battaglia per i milleseicento dipendenti dello jutificio, per la quasi totalità (milleduecento) donne.

Pantano non esagerava. E riferì delle condizioni di lavoro e di vita di quelle donne, alcune delle quali erano addirittura costrette a dormire all’interno del reparto, controllate a vista dai guardiani. Si sbagliò nel particolare della quota massima di paga giornaliera, ma si trattava di trenta centesimi in più, una lira 30 invece che una lira “secca”, ma non era certo un particolare rilevante. Tanto per darsi una regolata, per una giornata di lavoro le acciaierie pagavano 1,54 lire ad un apprendista e 3,19 ad un aggiustatore. Una bella differenza, anche se comunque erano paghe da fame per tutti.

Il deputato eletto a Terni (di origine Edoardo Pantano era siciliano e risiedeva a Roma) denunciò comunque la cosa e nel resoconto di quella seduta sono annotate, a fianco della sintesi delle parole pronunciate da Pantano le reazioni dell’assemblea, che sono: “impressione”, quando si informa che la richiesta respinta da Centurini era della riduzione di un’ora al giorno di lavoro (da 12 a 11 ore); “ilarità”, quando si dice che una delle richieste riguardava la consegna del salario “senza scatolette”, perché – appunto – la paga veniva consegnata ai lavoratori dentro una scatoletta, cosa che impediva un controllo seduta stante ad evitare qualsiasi “errore”. C’era anche una richiesta di aumento salariale in gioco che s’accompagnava a quella riguardante la riassunzione di tre operaie licenziate perché considerate “agitatrici”. Centurini, che certe cose le trattava direttamente, scosse la testa. “Eh no – disse – a una delle due cose dovete rinunciare” e le donne a brutto muso risposero che erano pronte a fare a meno dell’aumento salariale, ma le loro tre compagne dovevano subito tornare al lavoro.

La denuncia di Pantano non sortì, effetti. Finito lui di parlare, si tornò a discutere di regime delle acque, ferrovie, e muraglioni di sostegno.

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