Pasqua, quell’anno 1430, fu il 16 aprile. E siccome il lunedì di Pasqua a Terni si tenevano la fiera per la festa di San Paolo con tanto di corsa del Palio, il 1 aprile il consiglio cittadino stabilì con qualche giorno di anticipo, una serie di regole, atte, prim a di tutto, a mantenere l’ordine pubblico. Perché quelli erano anni affatto tranquilli per Terni, sottoposta prima al dominio di Andrea Tomacelli, fratello del papa, poi oggetto di scorreria di Braccio da Montone e quindi, per brevissimo tempo, degli Sforza. Insomma, si temeva che qualcuno profittasse della festa. Si decise quindi di porre uomini armati alla guardia delle porte della città. Per quanto riguardava le “turbolenze” interne, si stabilì che una commissione composta dal podestà, dai priori, da quattro cittadini e da quattro banderari, si occupasse di mantenere la pace e di dirimere controversie se e quando fossero sorte.
Fu poi nominata un’altra commissione, di cittadini e banderari, con l’incarico di sorvegliare “il regolare e tranquillo andamento della festa e dei pubblici spettacoli tanto di notte che di giorno”.
Si provvide anche a reperire il danaro per l’acquisto del palio (un drappo di velluto o di altro tessuto di seta), decisione che fu facile prendere visto che senza nemmeno discutere si stabilì di tassare i mercanti ebrei che avrebbero tratto “non lieve profitto l’affluenza dei forestieri chiamati dai paesi convicini ai menzionati pubblici divertimenti”.
Fu anche stilato l’elenco dei mercanti ebrei e si stabilì per ognuno di loro una tassa. Non tutti, vennero chiamati a pagare, ma solo sei di loro: Mosé di Abramo (4 fiorini), Grassa (4 fiorini), Salomone di Angelo da Montefiascone (3 fiorini), Salomone di Abramo, (3 fiorini), Salomone di Dattilo e Mosè di Salomone (ciascuno 31 bolognini e mezzo che equivalevano a mezzo fiorino).
Fonte: Lodovico Silvestri,
“Collezione di memorie storiche
tratte dai protocolli
delle antiche riformanze
della città di Terni dal 1387 al 1816″.
Ristampa a cura di Ermanno Ciocca.
Terni 1977, Ed. Thyrus.