Il ponte, detto anche di Sant’Antonio pur sorgendo dirimpetto alla chiesa della Madnna del Cassero, era stato costruito dai Romani, ma esso “ebbe più fiate bisogno di risarcimento, finché in tempo del pontefice Paolo V minacciando nuove ed evidenti precipitose rovine, fu da fondamenti più che mai grande e forte a tutte spese di quel Comune rifatto, in tanto che pochi ponti nell’Italia il pareggiano” (Angeloni). E tre anni dopo, quando i lavori si conclusero, fu lui, il papa ad inaugurarlo e a dargli anche il proprio nome così come codificavano due lapidi poste sui due lati della struttura e l’apposizione del suo stemma papale.
Alla cerimonia per l’avvio dei lavori, il papa non c’era, ma c’erano tutte le autorità cittadine oltre ad una folla di ternani. Il vescovo Lodovico Ripa benedisse la prima pietra, la quale fu materialmente calata nella buca predisposta dal Governatore Giovan Battista Pellegrini. Seguì il canto di salmi in lode dei santi protettori quindi al suono delle trombe il vescovo benedisse “pure l’affollato popolo in mezzo alle acclamazioni di gioia universale” (Silvestri).
Un ponte robusto, destinato a durare nei secoli così come stava facendo. Poi arrivò la guerra la definitiva distruzione. Poi è stato ricostruito qualche centinaio di metri più a monte.
Fonte:
Lodovico Silvestri, “Collezione di memorie
storiche tratte dai protocolli
delle antiche riformanze della città
di Terni dal 1387 al 1816“.
Ristampa a cura di Ermanno Ciocca.
Terni 1977, Ed. Thyrus.
Francesco Angeloni, “Storia di Terni“,
IV ediz. con appendice di Paolano Manassei.
Terni 2002, ed, Thyrus
Altri post sulla storia di Terni dal medioevo al 1800⇒