
guardava solo ai propri interessi. La “Terni” non era avversario di poco conto. Passavanti s’ingaggiò con la direzione delle acciaierie in un vigoroso braccio di ferro, senza rinunciare a ricorrere ad alcun mezzo di pressione. E così il 26 maggio 1926 lo convocarono a Roma, a comparire davanti al direttorio del Partito Fascista, presieduto da Benito Mussolini e composto dagli onorevoli Federzoni, Turati (segretario del partito), Arpini, Ricci, Starace, Baccherini, Rossoni; il senatore Gonzaga, Marinelli, segretario amministrativo del Pnf. Tutto lo stato maggiore del partito, insomma, che rampognò Passavanti non ancora podestà di Terni (lo diventò comunque nel 1927⇒), il quale “è stato deplorato vivamente per aver inscenato a Terni una dimostrazione all’insaputa delle autorità locali”.
Nel rifare la storia di quel periodo e parlando della convenzione (e del braccio di ferro) tra la “Terni” e il Comune, e dell’aut aut della stessa “Terni”, Elia Rossi Passavanti accennò all’episodio: “Gli amministratori locali temporeggiano – ha scritto – cercano di guadagnare tempo, ricercano consulenti non asserviti alle società elettriche interessate… Ma sono spesso convocati dalla direzione del partito, come accadde il 26 maggio del 1926, e ricevono perentori ordini di concludere”. Secondo i “desiderata” della “Terni”, ovviamente.
(E.Rossi Passavanti, “Terni”, St.Poligrafico Alterocca Terni, 1974).
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