Rossi Passavanti “rampognato” dal direttorio del Pnf

Elia Rossi Passavanti aveva un chiodo fisso: Terni doveva rivendicare ogni suo diritto in merito allo sfruttamento delle acque e la conseguente disponibilità di energia elettrica, senza temere e senza nulla concedere alla “Terni” che, nella gestione di una risorsa dei cittadini ternani,

Rossi Passavanti
Elia Rossi Passavanti nel 1976

guardava solo ai propri interessi. La “Terni” non era avversario di poco conto. Passavanti s’ingaggiò con la direzione delle acciaierie  in un vigoroso braccio di ferro, senza rinunciare a ricorrere ad alcun mezzo di pressione. E così il 26 maggio 1926 lo convocarono a Roma, a comparire davanti al direttorio del Partito Fascista, presieduto da Benito Mussolini e composto dagli onorevoli Federzoni, Turati (segretario del partito), Arpini, Ricci, Starace, Baccherini, Rossoni; il senatore Gonzaga, Marinelli, segretario amministrativo del Pnf. Tutto lo stato maggiore del partito, insomma, che rampognò Passavanti non ancora podestà di Terni (lo diventò comunque nel 1927⇒), il quale “è stato deplorato vivamente per aver inscenato a Terni una dimostrazione all’insaputa delle autorità locali”.

Nel rifare la storia di quel periodo e parlando della convenzione (e del braccio di ferro)  tra la “Terni” e il Comune, e dell’aut aut della stessa “Terni”, Elia Rossi Passavanti accennò all’episodio: “Gli amministratori locali temporeggiano – ha scritto – cercano di guadagnare tempo, ricercano consulenti non asserviti alle società elettriche interessate… Ma sono spesso convocati dalla direzione del partito, come accadde il 26 maggio del 1926, e ricevono perentori ordini di concludere”. Secondo i “desiderata” della “Terni”, ovviamente.

(E.Rossi Passavanti, “Terni”, St.Poligrafico Alterocca Terni, 1974).

 

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