Spoleto 1948: torna a casa e spara in faccia alla moglie che dorme

Secondo quanto riferì ai carabinieri era stato praticamente uno scherzo: sì, lui aveva sparato in faccia alla moglie, ma credeva che il fucile fosse scarico. Poi però la verità vene fuori: quel boscaiolo di Pompagnano, vicino Spoleto, il 20 novembre 1948, la moglie l’aveva ammazzata volontariamente, mentre dormiva. Lui, Costantino Ribeca, aveva 40 anni. La moglie Pierina 32 ed er a incinta di quattro mesi: sarebbe stato il quarto figlio della coppia.
Era stata proprio Pierina a staccare il fucile da caccia, dal chiodo cui era appeso al muro. E glielo aveva dato. Lui le si era avvicinato e puntandole il fucile a due dita dalla faccia aveva detto: “Sa’ che bel colpo se sparassi a te” e aveva tirato il grilletto aspettandosi, secondo il suo racconto, un clic  tipico del fucile scarico. Invece risuonò un colpo che uccise all’istante la donna,. Che non era in piedi, ma sdraiata sul letto, con al fianco la figlia di sei anni che dormiva. “Non ho sentito niente” disse la piccola.Il fucile, secondo il boscaiolo, era stato caricato da colui che era stato nominato come un suo non meglio identificato figliastro, un ragazzo di 16 anni. Proprio lui aveva acquistato il giorno prima le cartucce su incarico di Pierina. Caricato il fucile lo aveva rimesso al suo posto. Ma qualcosa nel racconto non quadrava. Men che meno il comportamento, sempre stando alle prime indagini, definito “strano”, di un altro boscaiolo, Vincenzo, di 46 anni, che viveva nella stessa casa dei Ribeca. Si disse che l’uomo, sentito lo sparo, se l’era data a gambe ed era tornato a casa solo dopo una buona mezz’ora.
Poi però, gli inquirenti riuscirono a stabilire che le cose erano andate in maniera diversa. Ci fu innanzitutto la testimonianza del ragazzo, Enrico: era il nipote dei Ribeca e dormiva nella stanza accanto alla loro camera da letto, stana che divideva con Vincenzo, che era – poi – il cognato dei Ribeca e padre di Enrico. Questi aveva sentito bene il boscaiolo rivolgersi alla moglie con la frase “Te l’ho promessa una schioppettata e te la do” e subito dopo lo sparo. Il ragazzo raccontò pure che era accorso già quando aveva sentito la frase minacciosa dello zio, e lo vide far fuoco. Per questo Costantino si era rivolto a lui con la frase ”Sta zitto sennò vai in galera anche tu”.
Decisiva la testimonianza del cognato e padre del ragazzo. Raccontò che quel sabato sera stata seduto vicino al camino quando vide Costantino rientrare: senza una parola l’uomo entrò nella camera da letto e sparò alla moglie. Lui, Vincenzo, era accorso, ma vista la cognata in un lago di sangue, scappò.
Le manette scattarono quindi ai polsi di Costantino Ribeca, accusato di uxoricidio.

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