Storia e mistero: l’incontro di Germanico con Giulio Cesare Proietti

Germanico doveva morire. Aveva almeno un nemico che aveva stabilito che accadesse quanto prima. Ed in effetti Germanico morì. Cosa ovvia, ma non tanto se si pensa che accadde quando egli non aveva ancora compiuto 34 anni. Forse avvelenato, non c’è alcuna certezza, ma è sicuro che avvenne non per cause naturali. Altrettanto certo, ed ovvio, è che ne avrebbe fatto, volentieri a meno, in quel periodo in cui Germanico andava proprio al massimo: in Asia minore era stato mandato con i poteri di un imperatore. Nonostante l’ancor giovane età un fine e maturo politico e un grande diplomatico. Aveva una bella moglie, Agrippina Maggiore, che gli era sempre vicina. lo ha seguito in tutte le campagne militari e le spedizioni ed era lì con lui, in Asia Minore.

Da poco era nata l’ultima dei loro nove figli. Tutto andava a gonfie vele. Germanico: un bell’uomo, erudito, conosceva bene il greco tanto che tradusse opere di un poeta e astronomo greco che arricchì con sue annotazioni; studiò le costellazioni fino al punto di essere considerato il maggior esperto si astronomia e astrologia della Roma Imperiale.

Tutte informazione che vengono da un libro scritto da Giulio Cesare (un nome, una garanzia) Proietti. S’intitola proprio “Germanico deve morire” ed esce proprio nel bimillenario della morte del protagonista. Proietti va ad infilarsi nel “giallo” della morte, ma anche in quello “della  statua”, quella ricca e ammantata di mistero scoperta ad Amelia e che ora è una delle meraviglie da vedere in quella città.

Giulio Cesare Proietti – manco a dirlo, appassionato cultore della storia Romana, con un occhio appuntito sui coinvolgimenti del Narnese-Amerino, si addentra in uno dei periodi più interessanti, quello del transito dalla repubblica all’impero, e va oltre fornendo al lettore un racconto della vita quotidiana di allora, la vita, le opere, gli intrighi, le rivalità, le amicizie tra le “Gentes”, i Romani che contavano, anche perché degli altri – la plebe – c’è poco da trovare negli “annales” dei “cronisti” dell’epoca.

Ne viene fuori un testo divulgativo ed esplicativo, che tratta i fatti di due millenni fa con gli occhi di oggi, costruendo parallelismi e paragoni con l’attualità che a volte appaiono sorprendenti.

Per il resto è tutto un raccontare, un viaggio tra situazioni di personaggi noti e meno noti per i più, di fortune che vengono e vanno, di spedizioni e camarille. Al mlettore basta affidarsi alla guida di Giulio Cesare Proietti. Poi anche lui comincerà a muoversi nel dedalo di nomi, luoghi, situazioni.

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