Ternano tradito da un lapsus a “Lascia o raddoppia?”

Primo novembre 1956, giorno di Ognissanti. Festivo. A Terni, la sera, tutti davanti alla televisione, coloro che ce l’avevano. Chi non ce l’aveva, allora era un lusso, andò da qualche vicino o al bar. Era di giovedì, la serata del quiz: in Tv  c’era “Lascia o Raddoppia?” e un concorrente di Terni che sembrava marciare spedito e sicuro verso la vincita massima: cinque milioni di lire, roba da potersene comprare una trentina di apparecchi televisivi. Il concorrente di Terni, in realtà, a Terni ci abitava da una decina di anni. Era nativo di Reggio Calabria, si chiamava Nino Monsagrati, impiegato alla Banca d’Italia, 39 anni, una moglie che – dichiarò a Mike Bongiorno – era il suo portafortuna tanto è vero che la volle lì a fianco a lui. A seguito della sua partecipazione trionfale alle prime due puntate del quiz più popolare della storia della tv italiana c’era chi aveva pensato di nominarlo ternano onorario, “ma io mi sento già tale – disse a Bongiorno sotto lo sguardo vigile di Edy Campagnoli, biondissima valletta di “Lascia o Radoppia?” – non per gloria, ma perché voglio molto bene a Terni e i ternani sono molto simpatici nei miei riguardi”.

Lascia o raddoppia?
Nino Monsagrati concorrente a Lascia o raddoppia?

Arrivato alla terza puntata, concorreva per toccare quota un milione e 280 mila lire: altre due puntate senza errori e gli sarebbero toccati i cinque milioni del montepremi.
Monsagrati, s’era presentato per rispondere a domande di musica lòirica, con specilizzazione sull’Ottocento italiano e francese. Il quiz funzionava così: alla prima puntata si partiva con una domanda che valeva  2500 lire. Ad ogni risposta esatta la quota raddoppiava: cinquemila, diecimila e via così. Otto domande e si arrivava a 640 mila lire. Monsagrati andò come un treno, la prima sera. Alla seconda puntata raddoppiò: una doanda e via. Il Primo Novembre era a quota 1 milione e 280 mila lire: “Lascia o radoppia?”, gli chiese subito Bongiorno. Se avesse lasciato avrebbe intascato la somma vinta fino a quel momento, se tentava il raddoppio, in caso di errore, perdeva tutto. “Raddoppio” rispose Monsagrati. E Mike Bongiorno lesse la domandina: “Nel 1951 al Grand Théatre di Bordeaux fu rappresentata per la prima volta un’opera di soggetto storico che era stata composta nel 1865, lasciata incompiuta. Ci dica il titolo dell’opera ed il suo autore. “Henry quarto di George Bizet”, rispose subito Monsagrati. Poi si morse la lingua e si corresse “Ivan Quarto”. “Un lapsus”, si giustificò. Niente da fare: “La prima risposta è quella che conta” ribadì Bongiorno.
L’avventura di Monsagrati finì lì. Col rimbrotto di Mike Bongiorno: “Aveva novanta secondi di tempo, perché non ha aspettato? Beh va bene, se ne va a casa, ma con la Fiat 500”. E manco i soldi per la benzina vinse, anche se, tutto sommato, una Fiat 500, che la casa torinese stava promuovendo perché l’aveva appena “sfornata”, costava l’equivalente di sette stipendi di un impiegato medio e nove di un operaio.

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