Terni 1455: “Ho ucciso mia moglie perché mi tradiva” e fu subito assolto

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Aveva assassinato sua moglie e poi era fuggito da Terni. Ma le sue generalità erano note e, seppur fosse contumace, a carico di Antonio Cristofori fu “compilato rigoroso processo”. Era il 28 ottobre del 1455. Nel consultare carte e nel leggere le testimonianze “risultò chiaramente che l’uccisa era stata colpita dal marito uccisore, in adulterio” e che “anco in precedenza del misfatto la medesima avesse menata condotta scandalosa sia in città che fuori”.

Eh, allora la questione cambiava! Per il Senato Cittadino di Terni la faccenda assumeva tutto un altro aspetto. E quindi il Senato ternano “si credé in diritto di assolvere il reo e dichiarar casso e senza effetto il processuale incarto”. Quindi niente processo; tutto fu – appunto – “cassato”, cancellato; in pratica non era accaduto niente fatta salva la “quisquilia” che un donna era stata assassinata.

Tanto convinto era il “Patrio Senato” (in pratica il consiglio comunale di allora) della liceità del proprio comportamento che quello stesso giorno decise  di inserire un nuovo articolo nello statuto cittadino stabilendo che “qualunque marito, o suocero, o cognato averebbe potuto impunemente uccidere la moglie, nuora o cognata, respettivamente comunque sorpresa in adulterio legittimamente comprovato”.

Perché fosse a tutti (e a tutte) chiaro come funzionava, la legge fu pubblicizzata per mezzo del pubblico banditore in tutto il territorio comunale di Terni.

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