Terni 1549: anche nel medioevo esisteva la berlina dei “social”

venture terni porta del sesto
Ponte e porta del Sesto

La scomparsa di Marcantonio Rustici, patrizio ternano e cavaliere Augustale, era avvenuta il 12 settembre 1549. Fu colpito da un fulmine mentre si trovava nel giardino di casa sua a Terni, nella zona della porta del Sesto. La famiglia Rustici era tra le più nobili di Terni. Un avo di Marcantonioi, Pietro fu sindaco di Terni. I funerali furono solenni e solenne fu l’orazione funebre che tra l’altro sottolineava come “fuit in romana cura plurimis honoribus opulentis decoratus, et in Interamnensi republica egregium speculum et tutela”.

Nonostante ciò, e pure in epoca in cui i “social” non venivano neppur lontanamente concepiti, s’era messa in moto un macchina, un tam tam con cui in città si denigrava la memoria di Marcantonio Rustici “imputandosi d’irreligione, di eresia e di quanto di peggio può immaginare l’ignorante fanatismo e l’abbietta calunnia”. Tanto che la figlia di Marcantonio., Donna Livia moglie del nobile Fabrizio Podiani, intervenne per difendere la memoria del padre e chiedeva al consiglio cittadino di intervenire. Cosa che fu fatta immediatamente. Il consiglio rilasciò “una solenne e veridica testimoniale sulla condotta morale e religiosa di lui mentre era in vita”. Accadeva il 20 ottobre del 1549. Con voto unanime, si approvò un documento in cui si dichiarava che Messer Marcantonio Rustici “era buon cristiano et per tale era tenuto et reputato, et che se intromecteva un tucti acti pii et caritativi volinteri, chiamato o non chiamato, senza curar fatiga alcuna, come de paci, come per commodi et servitii de confraternita et lochi pii, interveniva nelle prediche et ali divini offici da fidele et vero cristiano, et che aveva insudato et fatigato, alla ordinanza et compagnia del Corpus Domini (una confraternita) et più altre onorevole et laudevoli imprese, per laude de Idio, et che alla grandezza et altezza de la patria sua actendeva con sincero core et fede, per il justo et per lo honesto”.

Chissà se un tale elogio pubblico bastò per mettere a tacere “l’ignorante fanatismo e l’abbietta calunnia “?

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