Terni e la ricorrente paura della peste nel XV secolo. La soluzione? Ci si raccomanda alla Vergine Annunziata

Le voci e le paure sul diffondersi della peste circolavano già qualche giorno, Fu così che il 2 settembre 1447, visto che nelle zone circostanti sembrava imminente il contagio, il Magistrato di Terni ordinò che fosse vietato ai forestieri d’introdursi nella città. A tal fine si schierarono i militi urbani alle porte. Ma fu un allarme solo paventato.

Nove anni dopo serpeggiò di nuovo il timore del contagio: era l’estate del 1456 quando si seppe in qualche paese vicino si era registrato qualche caso della terribile malattia. E così, riunitosi il 1 agosto, il consiglio cittadino per prima cosa proibì i “divertimenti e spettacoli pubblici” e quindi decretò che si invocasse la protezione divina ricorrendo alla intercessione “della gran Vergine Madre che tante volte avea tutelata e protetta questa sua devota città e popolo Ternano da simili calamità”. Ed anche quella volta andò bene, sembra. Ma la preoccupazione non passò. Tanto che nell’ottobre del 1458, un paio di anni dopo, per decreto dei comizi solenni approvato all’unanimità, si decise un “donativo” annuale alla Vergine Annunziata che sarebbe stato depositato sull’altare della chiesa a lei dedicata, il Duomo di Terni: una candela di cera lavorata del peso di otto libbre, affinchée “la Medesima intercedesse presso il suo divino Figliolo a pro di questa città e del suo devoto popolo”.

La paura tornò viva nella primavera del 1476 e il 5 maggio di quell’anno, ad evitare che i forestieri di passaggio entrassero in città non solo si schierarono i militi a guardia delle porte ma Monsignor Governatore ordinò che si costruisse un ponte sopra la forma nuova per far si che i viaggiatori potessero passare al di fuori delle mura. Si stabilì, inoltre, che lungo quella strada per comodità dei viandanti si aprissero nuove osterie,

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