Terni, scherzo feroce a politici e sindacalisti

Terni lettera scherzo, articolo L'Unità
La notizia pubblicata dall’Unità

1987, marzo. Lo scherzo fu sicuramente di cattivo gusto per tutta una serie di ragioni. Innanzitutto perché si basava sul terrore nei confronti di una malattia che aveva già colpito centinai di migliaia di persone nel mondo, e che – si paventava – poteva essere in incubazione in milioni di altri individui. Persone che, essendo quel virus fino ad allora sconosciuto, inconsapevolmente potevano averlo già dentro di sé. Si parla di Aids.
Nel 1987 si era da poco messo a punto e diffuso in ogni parte del mondo un test che era in grado di individuare il virus. Per la cura c’era da aspettare, non c’erano speranze immediate pur se i ricercatori di tutto il mondo fossero mobilitati.
Innanzitutto era necessario quantificare il livello di diffusione e esaminare il maggior numero di casa, ma per procedere ad uno screening c’era un ostacolo difficile. Date le modalità di trasmisisone del virus, c’era chi preferiva tacere. Non a caso era stata lanciata una campagna con lo slogan “Silenzio uguale morte”.
Così quando ad alcuni ternani (una ventina) arrivò la lettera dell’Unità sanitaria locale, ci fu chi passò ore d’angoscia. La lettera, su carta intestata, fornita di tutti i timbri e bolli, invitava il destinatario a presentarsi urgentemente presso l’Usl perché esisteva il sospetto che potesse essere contagiato. La lettera faceva capire che l’informaizone era stata data ai sanitari da persone sieropositive le quali avevano indicato i nomi di coloro con cui avevano avuti contatti intimi.
Chi organizzò il tutto, incurante di non rispettare la disperazione dei malati di Aids, scelse con cura gli indirizzi, coinvogendo personaggi politici, sindacalisti e gente in vista. Tutti uomini  e tutti con un tratto in comune: la fama di tombeur de femme.
Fu un accorrere disperato all’Usl, pronti a sottostare a qualsiasi tipo di esame, anche il più fatidioso o cruento. Ma all’Usl fu spiegato a tutti che non era vero niente, che loro non stavano portando avanti alcuno screaning, che quella lettera era falsa. La preoccupazione, lasciò spazio alla rabbia, ma solo per un momento. Perché poi tornò ad essere disperazione quando tutti si resero conto che in famigli qualcuno s’aspettava spiegazioni. In pochi riuscirono a passarla liscia, ed il fatto a Terni ebbe una rinomanza tale da finire sui giornali. L’Unità, inserì la notizia in una pagina tutta dedicata al problema Aids ed in mezzo  a tanti fatti drammatici – alla fin fine – anche una notizia del genere ci stava bene. Come ci stava bene il commento dell’Unità che per l’occasione cominciò l’articolo con quello che defini un vecchio adagio, questo: “L’elenco degli imbecilli ha più nomi dell’elenco telefonico”. E così, quanto meno, per quella ventina di ternani finì con un “figurone”.

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