Valnerina, i tanti danni “minori” del terremoto

Valnerina, fine maggio 2017

“Ecco l’esempio della stupidità: ma come pensavano che i muri potessero sostenere un peso di tonnellate come quello”, e indica un tetto, parecchi metri quadrati che, intero, fa da cappello ad un cumulo di macerie. Ad Avendita, frazione tra Cascia e Norcia, c’è una manifestazione di solidarietà: stand gastronomico, raduno di auto e moto d’epoca. Ad organizzarla è il Cuae, che poi sarebbe il Club Umbro auto d’epoca. “Siamo ternani” – dicono i due che incontri sulla piazzetta di Avendita. Gli stemmi dell’Alfa Romeo e della Lancia sullo smanicato dicono che sono due del Cuae.

Valnerina terremoto
Avendita, il palazzetto crollato sulla piazza

Sotto quel tetto c’è un palazzetto che si affacciava sulla piazza di Avendita: un palazzetto gentilizio, era. Con un bel portale. Tutto ristrutturato di recente – mancava solo di verniciare l’intonaco – come buona parte degli edifici che danno sulla piazzetta: la scuola elementare che perpetua la memoria di “Cinque piccoli martiri”, ragazzini saltati in aria a causa di un residuato bellico. Il monumento ai caduti. La chiesa di San Procolo costruita in più riprese a cominciare dal 1300 forse su un insediamento Romano. “Lo vedi il campanile? La vedi la chiesa? Si hanno un po’ di crepe, ma stanno in piedi. Guarda un po’ il tetto… Non è mica un mastodonte come quello che ha schiacciato la casa che aveva sotto!”. Il campanile è imbragato. Davanti alla chiesa un’impalcatura che, però, a vedere com’è forse c’era già quando è “passato” il terremoto. Poi la canonica: sul muro di cinta un buco grosso così, e di là un porticato e una sedia: come se qualcuno che stava a prendere fresco se la sia svignata con molta fretta.

La piazzetta di Avendita era stata rimessa a posto, forse quattro- cinque anni fa. C’è un’altra residenza gentilizia che vi si affaccia. Le ante del portone si sono accavallate; i muri si sono sbriciolati in lunghe fenditure. Sta su, ma certo che per metterla in sicurezza… La “botta” è stata forte. Anche le pietre del pozzo, al centro della piazza, sono saltate via. Eppure erano state murate per benino poco tempo fa.

Sta tutto così, da quando ci sono state le scosse: non un sasso, non un chilo di macerie è stato spostato. Le transenne bloccano le tre vie di accesso. Recano in cartello: pericolo di crollo. Ma passano tutti, anche una comitiva – forse altri amanti delle auto d’epoca – si avventura seppure con qualche timore: “Tranquilli, non crolla più niente- E poi il palazzetto – quello ancora in piedi – è legato con le catene”, dice uno di Avendita che fa da cicerone e li fa passare proprio lungo quel muro.

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La chiesa di San Vito

E’ sicuro: le situazioni di affrontare, non solo in Valnerina, sono mille. I danni cui porre rimedio un’infinità. I centri più piccoli vengono dopo. E vengono dopo pure tante testimonianze di un’arte minore, ma segni significativi della tradizione popolare. Poco dopo Avendita c’è Agriano, la chiesa di San Vito, che conserva importanti affreschi, è tutta imbragata. Un chilometro ed ecco Ospedaletto: sembra intonso, invece, all’improvviso, t’appare una casa sventrata sul limitare dell’abitato. E la chiesetta di San Filippo (XVII secolo), ha la facciata piena di crepe.

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Ospedaletto, la chiesa prima del terremoto

La strada scende verso Norcia: vecchi casali disabitati sono ormai solo qualche metro cubo di sassi. Altri ristrutturati, mancano delle pareti esterne. Ma il tetto “nuovo”, di cemento armato, è bello intatto.

Anche la chiesetta di Santa Maria della Cona, che sta nella piana prima di arrivare a Norcia, lungo la strada per San Pellegrino, ha il tetto bello pesante, fatto di recente, non certo nel XVI secolo cui la chiesa risale. Una chiesetta di campagna, testimonianza di una devozione contadina vecchia di secoli. Dal lato che dà sulla strada è completamente sfondata. L’abside, piccola, ha retto. Dal soffitto penzola un lampadario. Però la porta d’ingresso, sotto il livello stradale, è rimasta ben chiusa.

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