La vedova Borzacchini fa causa agli organizzatori di Monza

Coda giudiziaria per la morte di Mario Umberto Borzacchini e Giuseppe Campari avvenuta nel settembre del 1933 a Monza in un terribile e inspiegato incidente. La vedova del campione automobilistico ternano citò infatti in giudizio, in un atto congiunto con la vedova di Campari, gli organizzatori della gara, il Reale automobile club (Raci) e la società di gestione dell’Autodromo di Monza. Chiedevano, ciascuna, un milione di lire di risarcimento, le due signore. A loro giudizio qualcosa di strano era accaduto a quella curva del Vedano, proprio mentre i due corridori percorrevano il primo giro della gara, il Gran Premio di Monza che si disputava dopo il Gran Premio d’Italia.

Mario Umberto Borzacchini

L’incidente poteva essere imputato, secondo alcuni, ad una chiazza d’olio rimasta sulla pista dopo la gara svoltasi al mattino, mentre il GP di Monza di correva nel pomeriggio di quel 10 settembre. Nell’atto di citazione, comunque, non si faceva riferimento a nessuna causa specifica, ma si faceva generale riferimento a mancanza da parte degli organizzatori. La curva, una delle sopraelevate dell’anello per l’alta velocità, fu affrontata insieme dalle vetture di Campari e Borzacchini, che marciavano l’una dietro l’altra. Uscirono di pista come se fossero state agganciate similmente a vagoni di un treno, saltarono fuori dell’anello e ricaddero rovesciandosi. Sia Borzacchini che Campari persero la vita così⇒. Nessuno aveva visto cosa era successo. Non c’erano né spettatori né uomini di servizio in quella curva.

In effetti, si stabilì, durante la gara del mattino, sull’orlo della pista in quella curva, si era formata una striscia sdrucciolevole che raccoglieva rimasugli di gomme e di olio della gara del mattina, la cui pericolosità erra stata aggravata da una pioggia che aveva inumidito la pista senza lavarla. Per questo motivo – spiegarono gli organizzatori – dopo aver fatto tutto il possibile per rendere sicura la pista, era stato raccomandato ai piloti di non eccedere nella velocità in quel punto e di percorrere la curva tenendosi al centro della strada, almeno per i primi giri.

Al primo passaggio a quella curva la vettura di Campari e quella di Borzacchini che la seguiva da vicino sbandarono finendo fuori pista, ma il Tribunale di Milano, nel luglio del 1934, stabilì che “L’incidente doloroso di cui furono vittime i due campioni non eccedono dalla categoria di quegli eventi che rientrano nel rischio accettato dei corridori che partecipano ad una corsa della natura di quella svoltasi nel pomeriggio del 10 settembre 1933; ne deriva che mancando qualunque nesso tra il comportamento degli organizzatori della gara e il danno derivato al Campari e al Borzacchini, nessun indennizzo compete alle attrici”- Le quali furono condannate a sborsare 4.500 lire a testa per le spese processuali.

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