Per una reliquia Vescovo e Comune di Terni ai ferri corti

21 giugno 1517

Camporeale vescovo Luigi
La zona Camporeali a Terni

Luigi d’Aprea, vescovo di Terni, saltò sulla sedia quando gli riferirono quel che la Municipalità aveva deciso. Si voleva in pratica togliere dalla circolazione una reliquia di quelle importanti, conservata nella chiesa di San Francesco, fin da quando essa era stata costruita. Era un frammento della Croce su cui era morto Gesù Cristo. Era stato un dono della famiglia Camporeali, che era proprietaria di tutta quella parte sud-ovest della città dentro le mura medievali, che andava dalla chiesa di San Cristoforo ed arrivava fino a S.Francesco. Una tenuta agricola consistente, traversata da canali che alimentavano mulini e servivano per l’irrigazione di quel terreno con alberi da frutta e ulivi.

Bene, quella preziosa reliquia andava preservata. Ingenuamente un componente i consiglio cittadino, Sallustio Fadulfi, volendo proprio difendere e preservare quella reliquia propose di rinchiuderla in una cassetta di ferro chiusa a tre chiavi, una delle quali conservata dai Priori, la seconda dai Banderari, la terza dai frati francescani.

“Fermi tutti”, intimò il vescovo più che risentito per il fatto che un organismo laico si permetteva di interessarsi di questioni religiose. “Bloccate tutto o vi lancio un anatema”.

Tutto, ma l’anatema no. E così tre giorni dopo, il 24 giugno  il consiglio cittadino si riunì di nuovo e decise all’unanimità di andare a chiedere “umilmente scusa” al vescovo. Pregandolo affinché magari concedesse la sua approvazione ad un atto che era già stato assunto formalmente. Mica per altro, per evitare al consiglio una figura barbina.

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