Arrivò in Umbria per “colpa” di una delle sue grandi passioni, la politica. Che per lui era prima di tutto militanza, dare più che avere, onestà, coerenza. Atteggiamenti che a tanti, al giorno d’oggi, forse sembrano inconcepibili: “Tolleranza, ascolto, comprensione, magari anche scontri verbali, ma sempre conditi di amichevole ironia, era questo il metodo politico di Vincenzo”, racconta il fratello Antonio. Una serie di valori in cui credere e da rispettare. E’ stato questo il suo esempio, insieme alla modestia che nasce dalla consapevolezza delle proprie capacità, che Vincenzo aveva affinato attraverso un impegno costante nell’apprendimento che gli consentiva, tanto per dire, di tradurre all’impronta i classici latini. Il saipere come ossigeno e strumento per esercitare le grandi passioni della sua vita, al di là dell’impegno sociale: l’arte, il giornalismo, lo sport. Che ha “frequentato” con grande dignità, sentendosi appagato nel ricevere in cambio la grande ricchezza costituita dall’apertura della mente e del cuore. Caratteristiche che è stato capace di utilizzare anche in politica, pronto a dare un contributo di idee, a volte attraverso interventi accalorati e “coloriti” di cui non tutti sapevano cogliere l’essenza, e prodigo di consigli, chioccia per tanti giovani che sul finire degli anni Sessanta si avvicinavano alla politica attiva.A Scafati hanno voluto perpetuarne il ricordo raccogliendo opere grafiche e pittoriche, ricordi e testimonianze, i racconti di gente che gli ha voluto bene. Ma d’altra parte è impresa impossibile trovare qualcuno che a Vincenzo abbia potuto non volergliene.
Francesco Donnarumma, “Omaggio a Vincenzo De Angelis”. Ed. Scafati 2015