“Zugheru”, alla pista del Brin il re degli “schizzetti”

Zugheru, al secolo Ferdinando Natali fu il primo idolo per i tifosi di motociclismo a Terni, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Le bombe, le distruzioni, la fame erano un ricordo ancora molto vicino, ma a Terni si cercava in tutti i modi di tornare alla vita normale. Il moto club Terni riprendeva la propria attività cercando di coniugare sport e turismo: raduni e gite sociali, soprattutto, prove di regolarità. Ma la passione per la velocità continuava ad essere particolarmente viva.

Zugheru
Ferdinando Natali al via al circuito di San Gemini negli anni 1950. (la foto è tratta dal sito del Moto Club Sangemini)

Egildo Gatti, che per parte sua aveva preso parte a diverse competizioni e, negli anni tra il 1948 e il 1952, fu nuovamente sulla breccia, sensibilizzò il consiglio direttivo del Moto Club. Così già nell’ottobre del 1945 si ricominciò con le gare di motoleggere sull’anello in cemento dello stadio Brin. Le gare “degli schizzetti” le chiamavano i ternani, poi entrate tra i miti della memoria cittadina. Il pubblico era sempre numeroso allo stadio Brin. Era Zugheru”, al secolo Ferdinando Natali, l’idolo degli sportivi appassionati di motociclismo, per la sua audacia e per i “numeri” che sapeva fare. Natali era un cavaliere “senza paura”, immortalato anche in uno “stornello” popolare: “Se sente sempre in giru un rumoracciu che sembra lu frastonu d’un carrittu, è un fegatu ,du rote,un moturittu,è Zugheru su sopra lu schizzittu”. Nel 1948 con un Alpino di 100 cc. fu primo nel “campionato sociale di velocità” del moto club Terni. Continuò con le corse fino al 1954, nella classe 125,.
E c’era pure un ragazzo di nemmeno vent’anni che andava davvero bene: Libero Liberati. Ma Zugheru era Zugheru ed in attesa che Liberati diventasse il campione che arrivò al titolo iridato nel 1957, era lui a catalizzare l’attenzione del pubblico che si assiepava attorno all’anello in cemento dello stadio “Brin”, cone le curve sopralevate. Un guascone, Ferdinando Natali. Se gli domandavano chi fossero i corridori motociclisti a Tenri, immancabilmenete rispondeva “Semo io e un certo Liberati”. Il brivido più grande ai suoi tifosi Zugheru lo dette nel 1950 in occasione di una dlle gare che si svolgevano lì. Etra in gara con l’Alpino. Voleva fare bella figura, ma esagerò uscendo di pista alla sopraelevata: un volo impressionante. Atterrò vicino all’ambulanza. Ea stato previdente, ma anche fortunato: rimase illeso. Semrava un “intoccabile”. E pensare che morì non anziano precipitando da una soffitta che si fondò sotto il suo peso proprio in corrispondenza della tromba delle scale, in uno stabile di Corso Vecchio a Terni.

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