Avveniva nel dicembre del 1984. Dalla visita di Pertini erano trascorsi solo due mesi, ma passarono undici anni prima che l’Obelisco triangolare venisse inaugurato lì, a quell’incrocio. E adesso sono passati altri vent’anni. Una data da ricordare e celebrare quella: era il 12 dicembre 1995.
Se Arnaldo Pomodoro quel giorno era soddisfatto, Mario Finocchio lo era molto di più, e dovrebbe aver strappato il filo a tutti i bottoni della giacca, tanto era orgoglioso di quel che s’era riusciti a fare, perché ci aveva messo del suo. Fu una faccenda complicata, dal punto di vista tecnico realizzare quell’ “affare” alto trenta metri, con una base di cinque metri per lato, ed un peso di quasi novantamila chili. E poi c’era da trattare l’acciaio che doveva assumere colorazioni tali da sembrare che fossero stati usati materiali diversi: ferro grezzo alla base e poi sempre più raffinato man mano che si saliva fino ad assumere la colorazione dell’oro. Ma sempre e tutto acciaio inossidabile è. Difficoltà tecniche che la padronanza– appunto – della tecnica e l’esperienza hanno permesso di affrontare e superare, consentendo la piena concretizzazione dell’arte di Arnaldo Pomodoro.
Le difficoltà maggiori furono da altre parti: nell’indecisione di chi doveva invece sgombrare il campo da ogni incertezza, stanziare fondi, dire definitivamente “sì, lo facciamo l’Obelisco!”. A consigliare il rinvio c’era sempre una priorità più urgente cui destinare le risorse pubbliche, sempre insufficienti, si sa. Fino a che, poi, si arrivò alla crisi della politica dei primi anni Novanta, al “ribaltone” che a Terni portò al governo cittadino Gian Franco Ciaurro il quale, interpellato direttamente proprio sul futuro del progetto “Obelisco”, fu chiaro. “Lo porto a compimento io. E’ un’iniziativa di chi mi ha preceduto, ma è una buona idea. Dev’essere forse abbandonata solo perché l’hanno avuta altri? No, l’obelisco, si fa”, concluse.
E si fece.
©Riproduzione riservata