1885, l’on. Breda ai soci della “Veneta”: “Ecco perché le acciaierie di Terni sono un affare d’oro”

acciaierie terni Breda

All’inizio di novembre 1885, quando i lavori non erano ancora terminati, le “officine di Terni occupano uno spazio di 250 mila metri quadrati, di cui 60 mila sono di fabbricati coperti; all’interno dello stabilimento corre la ferrovia per 12 chilometri, e solo il dazio per le macchine costa 700 mila lire l’anno che, aggiunti i trasporti, arrivano a un milione di lire”.

Tanto per darsi una regolata, un milione di lire del 1885 corrisponderebbero – secondo calcoli di esperti – a 4 milioni e mezzo di euro.

Pochi numeri, ma che bastano già a fornire un’idea di che cosa si stava parlando. Sono i dati dall’onorevole Vincenzo Stefano Breda all’assemblea della “Società Veneta per Imprese e costruzioni Pubbliche” che della Terni era la principale azionista, che ebbe luogo a Padova il giorno 1. novembre del 1885,

Presidente Saffat acciaierie di Terni Breda
Vincenzo Stefano Breda

Ma Breda andò oltre, un po’ per orgoglio e per il resto per sostenere gli effetti positivi del suo operato quale presidente della Veneta, “Un affare d’oro” le acciaierie di Terni, disse. E andò avanti con i numeri, seppur solo dopo aver informato i cosi che pochi giorni prima . le officine erano state visitate dal ministro della Guerra, Cesare Ricotti, e dal ministro della Marina, Benedetto Brin. “I lavori proseguiranno anche di notte – riferì l’onorevole Breda – essendo le officine illuminarte a luce elettrica dall’impianto che costò 150 mila lire. A lavoro finito la spesa totale sarà di circa 16 milioni di lire e soltanto due milioni furono impiegati per la costruzione della condotta d’acqua che deve dare allo stabilimento una forza motrice di ottomila cavalli. Funzionerà – continuò Breda – il grande maglio da cento tonnellate collocato sotto una tettoria alta ben 16 metri e l’incudine già fusa pesa la piccolezza di mille tonnellate”.

I lavori non erano ancora terminati, ma – aggiunse Breda – l’Acciaieria  sarà completamente all’ordine l’aprile o il maggio venturo e allora vi saranno costruiiti blocchi da cannone, corazze, cerchioni, rotaie, ruote, pezzi di macchina provvedendo non solo ai bisogni del nostro paese, ma esportando altresì all’estero”.

Per il quieto vivere – perché non mancavano certo gli attacchi e le critiche dei concorrenti – Breda tenne a specificare che “Noi non vogliamo fare concorrenza alle altre officine che esistono in Italia, ma produrre quanto esse producono senza essere più tributari delle fabbriche estere, ma imponendo ad esse la nostra concorrenza, Ed oltre all’utile che apporteremo al paese posso quasi garantire che l’istituzione dell’Acciaieria di Terni è un affare d’oro”.

“Se a lui si può credere sulla parola” aggiunge come unico, caustico commento il cronista – che si firmava solo “E.” – il quale riferì dell’assemblea di Padova sulle colonne del Corriere della Sera.

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